Western

LA MORTE CAVALCA A RIO BRAVO

Titolo OriginaleThe deadly companions
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1961
Genere
Durata90’

TRAMA

Yellowleg, ex-sergente yankee, è alla ricerca di un disertore per vendicarsi. Si unisce a due uomini per rapinare una banca ma, per sbaglio, uccide un ragazzino e cerca di farsi perdonare dalla madre.

RECENSIONI

L’esordio nel lungo cinematografico di Sam Peckinpah è sponsorizzato da Brian Keith, protagonista della serie televisiva “The Westerner”, creata, diretta e prodotta dal regista reinventando il cinema di frontiera con ingredienti anticonvenzionali (non ebbe successo, infatti): anche quest’opera, come quasi tutte quelle che il grande autore girerà in futuro, è stata compromessa da interventi altrui, in questo caso il produttore Charles B. Fitzsimons, fratello di Maureen O’Hara (che, guarda caso, invade lo schermo). Non permise al regista di apportare modifiche alla sceneggiatura o al montaggio: il risultato ha un impianto del tutto tradizionale (anche figurativamente), con personaggi simbolicamente canonici (il cupo ma gentiluomo vendicatore, la prostituta-eroina e l’amore…). La mano dell’autore, però, è visibile nel profilo psicologico di tre caratteri segnati, insicuri e paranoici: Brian Keith, con cicatrice sul viso, si vergogna del proprio aspetto; Steve Cochran ha il complesso, ai limiti della follia, del disertore; Maureen O’Hara (che canta anche la title-track) deve dimostrare a tutti di non essere una sgualdrina ed è ossessionata dal seppellire il figlio, fra mille pericoli, accanto al corpo del vero padre. La violenza, invece, è insolita solo in una prima sequenza in cui, come farà con tutto il suo cinema, Peckinpah la rinnega (l’arma uccide un bambino). Montaggio alla mano, però, il disegno restituito è frammentario e irrisolto, segnato da molti gesti, dialoghi e azioni inverosimili, debordanti come la colonna sonora. Dalla sottomissione dei due fuorilegge allo yankee, al gesto della consegna della pistola, da quel piano assurdo per vendicarsi (radunare una banda, fare una rapina?), all’atto finale in cui Yellowleg scopre una cicatrice tanto temuta quanto innocua (da coprire con capelli e non cappello…), è una sequela di situazioni possibili ma mal espresse. Colpi di grazia: il ritmo spossante e un doppiaggio italiano poco filologico (riveduto nel 2014). Un film che lo stesso Peckinpah ha rinnegato.