TRAMA
Pee-Wee accoglie nella sua ridente fattoria alcuni artisti circensi invisi alla cittadinanza.
RECENSIONI
Orfano del genio di Tim Burton (Pee-Wee's Big Adventure), il comico Pee-Wee appare più atteggiato, meno simpatico, a corto d'idee e ritmo. Rinuncia a riassumere in sé le movenze dei più grandi comici del muto per rincorrere un'anonima storia d'amore con Valeria Golino (al suo esordio hollywoodiano). Randal Kleiser non ha abbastanza talento per replicare le fantasmagorie e le eccentricità del regista che lo ha preceduto, ma sa valorizzare lo spirito della fiaba, l'attrattiva degli animali (è un'apoteosi d'adorabili bestie di campagna e da circo) e il gioco di colori (dalle tonalità accese della fattoria di Pee-Wee al grigiore della cittadina popolata da vecchi scorbutici), fino alla baracconata kitsch dello spettacolo finale che, più che ad un numero da circo, assomiglia ad un musical debordante vecchia maniera. Non per niente è stato il regista di Grease e s'accaserà alla Disney. Anche Pee-Wee non manca di dichiarare tutto il suo amore per la cinematografia classica, fra citazioni di Frankenstein (i paesani con le fiaccole), Freaks e i simbolismi d'un tempo per sostituire una scena d'amore (il treno che entra in galleria). Burton era più bizzarro e feroce, la fantastica casa dei giochi del primo episodio è sostituita da una più modesta serra, popolata da strani vegetali, lo slapstick s'è perso per strada, alla ricerca dell'idillio da "allegra fattoria" (con un maiale parlante) e della nostalgia infantile per i numeri circensi. Inquietante, anche perché isolata da un contesto più solare, l'annotazione sulla perversione di Pee-Wee per i capelli femminili.