TRAMA
La radio, mentre si fa.
RECENSIONI
Il metodo di Philibert lo conosciamo bene: entrare in una realtà, rimanerci per moltissimo tempo, quasi a far divenire la propria presenza impercettibile, parte dell’ambiente, e aspettare che qualcosa succeda. Non avere la garanzia del risultato è da sempre l’atout del cinema documentaristico del francese che, non volendo in alcun modo alterare quanto osserva, si rimette alla casualità e alla sua (solo ipotetica) generosità. Anche in questa occasione conferma quella leggerezza di toni, la delicatezza di tocco che abbiamo ammirato negli altri lavori: sceglie un campo arduo come quello di un’emittente radiofonica (dove la visione è abolita per principio), France-Inter, e tutte le esperienze che sono ad essa connesse vengono documentate: notiziari, lavoro redazionale, musica dal vivo, quiz, interviste, giornalismo, vita dei corridoi, voci nella notte etc etc La resa dei dettagli (una virgola può diventare un errore madornale; la redattrice cieca che scrive sulla macchina braille e poi sciorina le notizie in diretta), la poetica cattura di un momento tanto normale quanto misterioso (tutte le registrazioni si fermano per un rumore di lavori in corso), il fare di uno sguardo, di un’espressione, di una frase un evento sono alcuni degli elementi che rendono il lavoro di Philibert un’esperienza unica, riconoscibile, di più, inconfondibile nel panorama documentaristico mondiale.
