Drammatico

LA LETTERA SCARLATTA (1995)

Titolo OriginaleThe scarlet letter
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1995
Durata135’

TRAMA

1666, colonia americana di Boston, villaggio puritano: Hester, con marito rimasto in Europa, s’innamora, ricambiata, del reverendo. Rimane incinta e la comunità, scandalizzata, la mette alla gogna.

RECENSIONI

L'antica, sterile diatriba sulla fedeltà o meno alle fonti letterarie delle loro trasposizioni cinematografiche ha segnato anche quest’adattamento del capolavoro di Nathaniel Hawthorne, portato sullo schermo già cinque volte (la migliore versione rimane quella di Victor Sjostrom del 1926; da ricordare anche quella di Wim Wenders del 1973). Lo sceneggiatore Douglas Day Stewart (Ufficiale e Gentiluomo, ma anche quel Laguna Blu di cui tenta di riproporre i sapori: vedi la scena esotica-erotica di Gary Oldman nudo nel laghetto spiato da Demi Moore) s’è difeso dichiarando, nei titoli di testa, che la sua è una libera ispirazione al romanzo, ma ai puristi non è certo andato giù il tradimento dello spirito dell'opera e quel lieto fine inesistente. È più saggio valutare se l’opera funziona come prodotto a se stante: il finale non è gratuito nel momento in cui gli indiani "salvatori", in questo caso, simboleggiano un vivere più libero e consono alla natura umana. A convincere poco è la furba operazione che vuole innestare un'eroina protofemminista tipica del nostro (fine) secolo nel XVII, causando non pochi imbarazzi, soprattutto se accompagnati da dialoghi edificanti e retorici (vedi, sempre, il finale). La superpagata e appagata Demi Moore fa l'alfiere delle donne (chiamate, spesso, all’adunata) nel film sbagliato: la sofferta riflessione sul significato del peccato in un’opprimente società puritana lascia il posto alla rivincita del gentil sesso sull'ottusità e ignoranza maschile, disegnando una protagonista volitiva e testarda, portabandiera contro il marito maschilista, gli uomini lussuriosi e i politici superstiziosi. Ben che vada (il suo amante), l’uomo è debole, un comprimario. Hester, poi, non fa l'amore come una donna timorata di Dio del 1600 ma con la lascivia della femmina che ha rigettato i tabù, la sua superiorità alla morale corrente non è mai sofferta ma già acquisita, un altro innesto temporale grossolano. Roland Joffé (Mission) è a suo agio nel kolossal esotico in costume, sa unire qualità formali (splendidi gli scenari naturali nella foresta) e senso dello spettacolo ma ha poche ambizioni a livello contenutistico. Efficace la sequenza della predica in chiesa di Gary Oldman, giocata con l'eco, la ripetizione e le sovrimpressioni.