Recensione, Western

LA LEGGE DEL SIGNORE

Titolo OriginaleFriendly persuasion
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1956
Genere
Durata139’

TRAMA

1862: un militare nordista chiede ad una comunità di bigotti e pacifisti quaccheri di dare il loro contributo alla Guerra di Secessione in atto. Declinano.

RECENSIONI

La Palma d’Oro al festival di Cannes ricorda l’Oscar ricevuto da Com’Era Verde la mia Valle di John Ford: due opere accomunate dallo spirito moraleggiante, ampolloso e, a suo modo, bacchettone, per quanto qui mascherato da finti conflitti generazionali in modo anche ipocrita. Per fortuna, proprio sul finire degli anni cinquanta, l’esercito di giovani cominciò a protestare contro il rigido e asfittico modo di vita e di pensiero dei padri-padroni. Per quanto il senso sia ribaltato con i “vecchi” che propugnano la Pace e i giovani che la rinnegano, l’atteggiamento paternalistico dell’opera di Wiliam Wyler permane, rendendola datata. Per fortuna, ci sono molti passaggi ironici che stemperano e fanno sorridere: è, infatti, una saga familiare focalizzata sulla vita di tutti i giorni, improntata alla commedia ma votata all’attesa (fin troppo lunga) di un dramma finale all’acqua di rose. A Wyler, stavolta, non riesce di portare in porto l’amato kolossal sentimental-epico, spossante e inconsistente nella sua continua indecisione fra ammiccamenti superficiali basati sulla simpatia dei personaggi e voglia di lanciare messaggi edificanti. Gary Cooper si ripresenta con tematiche simili a Il Sergente York di Howard Hawks, con cui vinse l’Oscar.