Bellico

LA GRANDE GUERRA

TRAMA

Guerra del ‘14-‘18: un romano e un milanese, di malavoglia, vengono arruolati per essere spediti al fronte a combattere gli austriaci. Faranno di tutto per non essere eroici.

RECENSIONI

Leone d’Oro per il miglior film al Festival di Venezia: fa sorridere pensare al baratro che divide la rappresentazione filmica tutta gagliarda/elegiaca/pomposa degli statunitensi in guerra da quella nostrana, impietosa in tutte le direzioni. Per quanto, nel descrivere la miseria umana in guerra, Monicelli possa anche essere stato influenzato da Vittoria Amara di Nicholas Ray, insieme allo sceneggiatore Luciano Vincenzoni (sua la paternità di quest’idea “scabrosa” per l’epoca, ispiratagli anche da “Due amici” di Guy De Maupassant), ha uno sguardo rivoluzionario, che ribalta la visione storica con propaganda retorica: i suoi soldati sono poco professionali, straccioni, poco motivati, mal armati, eroi che sono tali solo se salvano la pelle. Buontemponi furbetti e immancabilmente simpatici che rappresentano, ancor più grottescamente, tutti i vizi e le debolezze dell’essere umano: la Guerra del Piave dovrebbe far parte di una memoria gloriosa della Storia del nostro paese, quindi, per quanto divertenti, queste macchiette monicelliane faticano a ottenere il rispetto dello spettatore (ed è proprio questa l’intenzione dell’autore), salvo poi riscattarsi nel finale (in un piano sequenza da antologia)…e questa è proprio l’Italia, divisa in dialetti, che vince senza fanatismo e mezzi ma di cuore e con l’orgoglio. Alberto Sordi, per una volta, cambia carattere e fa il tonto dall’occhio spento e il cuore pavido. Dopo Guardie e Ladri, Monicelli inizia a imporsi come uno dei più grandi registi della commedia all’italiana con quest’opera, per quanto sovrastata da un’impostazione tragica, comunque satirica, di forte impegno antimilitarista. Fra risate, commozione, tenerezza, drammi e amarezza, il risultato, corale nella galleria di personaggi e di registri, è perfetto. Prima parolaccia nel cinema nostrano (“Facia de merda” di Gassman a un austriaco), prima volta che si parla in modo diretto di Caporetto. Nella versione DVD è stata aggiunta, contro il parere dello stesso Monicelli, la sequenza della gallina contesa fra le fazioni in trincea.