LA FILLE DE KELTOUM

Anno Produzione2002

TRAMA

Rallia, ragazza di origini algerine, torna in Maghreb alla ricerca della madre Kelthoum che l’aveva abbandonata da piccola.

RECENSIONI

La ricerca delle proprie radici da parte della protagonista, che viene dal'Occidente che ha tutto, corrisponde alla scoperta di un mondo che non ha niente e il rimpianto per un abbandono, che è germogliato in risentimento vero, si trasforma in tacita gratitudine. Uno spaccato su una realtà durissima è l'occasione per il regista di darsi a un'esposizione un po' didattica e prevedibile della situazione in cui versa la donna in Algeria. Sorta di road movie a tappe moralmente forzate, BENT KELTHOUM varrebbe per le proiezioni scolastiche, un po' meno per un festival.

Coproduzione franco-belga-tunisina che non va oltre l’edificante filmetto da esportazione, ad uso e consumo di occidentali in vena di indignarsi rispettosamente per “come vivono male in certi posti e guarda lì è incredibile nel 2002 e poi la condizione della donna mamma mia ma ci pensi comunque non dobbiamo giudicare è una cultura troppo diversa bla bla bla” e parimenti pronti a notare che “poi oltre a questo ‘sto film c’ha pure una bella, commovente e umana storia d’amore materno tutta al femminile che a me mi piacciono tanto e bla bla bla”. In realtà il film è prevedibilissimo dall’inizio alla fine, commovente come una sedia pieghevole e per di più condito da un’impersonale “bella fotografia” che non rende giustizia all’inospitalità del deserto del Maghreb nel quale il film è in massima parte ambientato. Brutto senza appello.