Drammatico

LA FIDELITÉ

Titolo OriginaleLa Fidelité
NazioneFrancia
Anno Produzione2000
Durata165'
Sceneggiatura
Tratto daliberamente adattato da La Princesse de Clèves di Madame de la Fayette

TRAMA

Clélia, giovane fotografa di talento, viene assunta dalla rivista LA VERITE’ dal magnate Mc Roi. Su consiglio della madre si sposa col rassicurante Clèves ma, conosciuto il fotoreporter Fernand Nemo, se ne innamora. L’impegno di fedeltà preso col marito sarà più forte della passione?

RECENSIONI

Già visto al Torino Film Festival del 2000, esce in colpevole ritardo l'ultimo film di Zulawski, uno di quei registi che si può amare alla follia o rifiutare con disgusto. Non c'è dubbio che l'autore abbia una personalità e uno stile che lo elevano sulla massa di impersonali registucoli che riempiono le sale e che solo per questo meriti rispetto e attenzione: in questo caso più che mai, perché, dopo le opache prove de LA NOTA BLU e de LA SCIAMANA (film che resta da vedere, in ogni caso), si ripresenta al pubblico con un'opera di straordinaria presa, in cui, dando più coerenza e ordine ai suoi consueti eccessi, calibrando provocazioni e sbandamenti, innesca una bomba che brilla in un'esplosione visiva che cattura l'occhio e che, meno delirante del solito, lascia il segno con lampi di cinema spudorato tutto da godere. Sulla vicenda è lecito soprassedere perchè evidente pretesto per percorrere i binari di un melodramma esasperato e carico in cui si intrecciano i consueti temi dell'amour fou e dell'erotismo trasfigurante: i tormenti e i fantasmi freudiani della protagonista danno infatti il la a una girandola visionaria, virata in grigio e blu, in cui immagini e sguardi si accoppiano con libidine su specchi, riflessi vitrei, pellicole, smerigliature e opacità e in cui la fissa scopica è consacrata dall'uso ossessivo che i due fotografi fanno del loro apparecchio, in tutte le occasioni, dalle più eccitanti a quelle più dolorose. Sembra che il loro interrogare gli eventi avvenga in maniera essenzialmente visiva (e lo stesso film si ri-propone sullo schermo di un computer o di un televisore, sulle immagini patinate dei portfolio, sulle copertine del rotocalco, sulla carta lucida delle stampe fotografiche) e il primo istinto della protagonista, di fronte all'apparire irresistibile della passione amorosa per Nemo, è il fotografare ripetuto e incontrollabile della sua casa coniugale prima di congiungersi carnalmente al marito in un amplesso che obnubili le pulsioni adulterine, vittima di una fedeltà che è gabbia etica e difesa psicologica a un tempo. Dunque, per quanto la capo redattrice del rotocalco in cui la donna lavora (che non a caso - e piuttosto ironicamente - si chiama LA VERITE') insista sul fatto che la realtà vada proposta così come si presenta ai nostri occhi, liquidando con sprezzo come "artistici" gli scatti di Clélia, la donna non sembra proprio voler accettare questa esposizione barbara della scienza crudele della vita, scegliendo la via della lettura personale e impressionistica dei fatti; è così che l'occhio indiscreto di Clélia diviene quello dello spettatore che scruta la messinscena in dettagli e frammenti, visioni di insieme e panoramiche. Prodotto da Paulo Branco, LA FIDELITE' è un gioco girato magistralmente, affascinante e magnificamente sbracato, strabordante e ostentatamente lungo in cui il regista, che non si fa mancare, nel finale, la concessione autoreferenziale, "ci fa" senza pudore alcuno. Certo è un gioco al quale bisogna stare, ma accettata questa condizione, il piacere è garantito e permette anche di soprassedere su quelle smagliature che, per quanto volute, non possono non infastidire (per tutte: la zuccherosa musica d'accompagnamento). In questo caleidoscopio gli attori barcollano, piangono, ridono, amano  e soffrono, platealmente e genuinamente sopra le righe, caricaturali certo, ma con infinita grazia. Anche se non e' scritto da nessuna parte, il film si ispira al romanzo di M.me La Fayette LA PRINCIPESSA DI CLEVES (ma è evidente che quella di Zulawski è qualcosa di diverso e di più di una semplice trasposizione e attualizzazione del romanzo che, come già detto, è davvero solo un punto di partenza di un discorso che è massimamente cinematografico e visivo) da cui De Oliveira ha tratto il magnifico LA LETTERA: se il portoghese lo sussurrava, Zulawski lo urla. Chi ha orecchie saprà apprezzare sussurri e grida.