Drammatico, Fantasy, Recensione

LA DOPPIA VITA DI VERONICA

Titolo OriginaleLa double vie de Véronique
NazioneFrancia
Anno Produzione1991
Durata98’

TRAMA

Veronika, a Cracovia, vive per cantare, ma muore durante un concerto per una crisi cardiaca. Véronique, in Francia, pare rinvenire oggetti appartenuti alla ragazza polacca e, dalla sua morte, sente l’oppressione della solitudine.

RECENSIONI

A fronte di una soluzione finale “mistica”, aperta, forse anche indisponente nell’ambiguità ma senz’altro foriera di riflessioni profonde e rimandi sottili in cui lo spettatore potrebbe affogare alla ricerca della giusta interpretazione (lo stesso Kieslowski ebbe a dire: “Non sono del tutto sicuro di che cosa significhi questa storia”), sta un taglio filmico semplicemente straordinario, magico, appassionante nella sua metafisica quasi-surreale e nell’intensità costruita con i dettagli, gli avvolgenti movimenti della macchina da presa, questi colori vivi, questa gestualità-espressività dei caratteri che riesce al contempo a descrivere geometrie di senso eccezionali e a fluire sullo schermo nel modo più spontaneo. Kieslowski è uno di quei pochi artisti con il “dono”, quel quid del tutto naturale che nessuno potrebbe mai replicare: per la sua prima trasferta fuori dalla Polonia, gira una coda al suo Decalogo illuminata dalla bellezza delicata e raggiante di Irène Jacob, disseminandola di segni significativi, dal nome Veronica che significa “calco, sacra sindone” al mestiere del fidanzato della protagonista, marionettista che interseca i fili delle vite parallele; dalla presenza di un’aria musicale basata sui versi danteschi del Paradiso a tutti quei sintomi che suggeriscono che queste vite parallele siano una in funzione dell’atra, più che alternative.