Drammatico, Noir, Recensione

LA DONNA DELLA SPIAGGIA

Titolo OriginaleThe woman on the beach
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1946
Durata71’

TRAMA

Una guardia costiera, sulla spiaggia, incontra e s’invaghisce della moglie di un pittore cieco, che lei non ama più, ma con cui ha un legame morboso.

RECENSIONI

Un marinaio, che deve superare lo shock di un naufragio, entra nell'alcova della femme fatale (Joan Bennett), simboleggiata da una nave arenata: lei è l’icona del lato oscuro che ogni individuo possiede, cela e ricerca inconsapevolmente per capire se stesso. Gli amanti agiscono sotto gli "occhi" di un marito cieco. Sin dalle prime battute, Jean Renoir (al suo ultimo film hollywoodiano) immerge in un’atmosfera tetra, cosparsa di nebbia, cupa e perversa alla von Stroheim, con i fantasmi evocati dai dialoghi fra i due protagonisti. Un dramma che rincorre le allegorie; che azzarda, stonando con coraggio, in dialoghi aulici fuori dall’(ir)realismo di una produzione americana; che, nonostante le interferenze della produzione, che ha preteso che il film fosse rimontato e in parte rigirato da Renoir nove mesi dopo la consegna dell’opera finita, infine avviluppa nel torbidume alla Fritz Lang; che vive di ambiguità, soprattutto quella concernente la figura del marito che “non vede” o non vuole vedere, forse sadico al punto da spingere l’amante nelle braccia della moglie, forse solo alla ricerca di un rapporto di amicizia virile, rimarcando che il proprio carattere è indefinibile come la vera natura della relazione d’odio/colpa/amore con la consorte. Tutti i personaggi, ricavati dal romanzo “None too blind” di Mitchell Wilson, sono segnati da una natura duplice e da impulsi a due facce: il paradosso è che, probabilmente, gli stravolgimenti pretesi dalla produzione hanno favorito l’ottica di un autore che ama i non-sensi unici di interpretazione (tranne in un finale francamente troppo irrisolto).