Giallo, Recensione

LA DONNA DELLA DOMENICA

TRAMA

Torino: l’architetto Garrone, pervertito e voyeur, viene ucciso da un fallo in pietra. I sospetti del commissario Santamaria cadono su due amanti d’alto borgo, uno dei quali ha anche un “amichetto”.

RECENSIONI

Giallo all'italiana, tipo Un Maledetto Imbroglio di Pietro Germi, vale a dire anche spiritoso, con parecchie macchiette e un azzeccato disegno dei caratteri: gli interpreti, infatti, sono tutti eccellenti. Abile scrittura e messinscena per un intrigo che intriga. Ma il disprezzo con cui è dipinta l'alta borghesia è gretto e qualunquista, quindi banale (una classe da odiare: ricchi, annoiati, depravati): alla fonte, il romanzo (1972) di Carlo Fruttero e Franco Lucentini che non era da meno nel fustigare la nobiltà, di lungo corso o acquisita, di Torino (anche Luigi Comencini gira a Torino, ma in “esterni” collinari) ma lo faceva con un’ironia che si perde, traghettandola, in carichi anche esagerati, nelle tracce di una commedia all’italiana triviale che gli sceneggiatori Age e Scarpelli preservano, pur restando fedeli all’intreccio del romanzo.