Horror, Recensione, Serie

MASTERS OF HORROR – LA DANZA DEI MORTI

Titolo OriginaleDance of the Dead
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2005
Genere
Durata60'
Fotografia
Montaggio
Scenografia
Costumi

TRAMA

In una società postapocalittica i cadaveri rianimati di vecchi amici e nemici ballano sul palco per divertire i pochi sopravvissuti all’olocausto nucleare. Peggy, ingenua e innocente, si avventura nel suo primo appuntamento a 4 con un viscido uomo dell’alta società. Le sue risatine nervose si tramutano in grida di panico non appena comprende quale pericolosa realtà stia al di là del guscio protettivo materno e quanti sacrifici siano stati fatti per garantire la sua sopravvivenza.

RECENSIONI

Tobe Hooper trova ispirazione in un celebre racconto di Richard Matheson. Nel mirino del regista texano ancora una volta la deriva sociale che trova il suo fulcro nella depravazione della famiglia, malsano guscio protettivo pronto a tutto pur di salvare se stesso e il suo perpetuarsi. L'ambientazione è post-atomica, con un conflitto che ha eliminato New York e Los Angeles dalle cartine geografiche. I sopravvissuti vivono in continua difesa di quel poco che hanno. La paura è una costante, da cui si può fuggire solo cercando di dimenticare per un attimo la fatica di destreggiarsi nella sofferenza del presente. I giovani si spruzzano droghe spray, che danno consistenza a sogni, speranze e incubi dell'inconscio, oppure si iniettano nel muscolo allucinogeni che hanno trovato diffusione durante la terza guerra mondiale. Un'altra via di fuga è rappresentata dalla partecipazione a riti collettivi estremi. Un losco affarista (un Robert Englund senza cappellaccio e artiglio ma ugualmente spaventoso) organizza gli spettacoli delle "strampalate", cadaveri di donne rianimati tramite trasfusioni per il sollazzo del pubblico. Il racconto è incentrato sul candore della diciassettenne Peggy che in una notte prenderà coscienza del nero che la circonda, molto più vicino di quanto creda. Tobe Hooper va giù pesante e non scende a compromessi allestendo uno show hard-rock in cui l'inevitabile è sempre in agguato e la tensione si mantiene costante, nonostante l'equilibrio vacilli in più di un'occasione a causa del bombardamento visivo ammiccante al videoclip e alla eccessiva frammentazione delle immagini (un modo forse coerente per trasmettere il sentire scomposto dei personaggi, ma alla lunga ripetitivo). Alcuni momenti eccedono (il lungo trip allucinogeno dei quattro ragazzi in macchina), altri inciampano nella routine (i disordini urbani post-apocalittici), ma l'insieme arriva forte e comunicativo confermando il talento di Hooper per la provocazione.