TRAMA
928 d.C., nella tarda dinastia Tang: l’imperatore avvelena lentamente la moglie che, quando lo scopre, trama per usurparne il trono e darlo al figlio il giorno della Festa dei Crisantemi.
RECENSIONI
La conclusione della trilogia wuxia di Zhang è kolossale (il set più grande mai costruito in Cina), un tripudio di colori e costumi dove il regista si riunisce, dopo dodici anni, a Li Gong. Da un lato gli uomini in armi, dall’altro le donne a corte (scenografie a palazzo strabilianti), impegnate in riti di suadente armonia e bellezza: al centro, pronta a sovrastare tutto e tutti, l’edipica, shakespeariana tragedia familiare, suggellata dal simbolico desco imbandito all’aperto, una tavola quadrata come la Terra sotto un Cielo tondo. Certamente sopra le righe, è un (melo)dramma Macbethiano di gelosia e vendetta, con tracce di grand guignol che solo la raffinatezza dei rimandi psicologici e allegorici può permettersi. Chiuso magnificamente da una battaglia epocale, girata in venti giorni, con diecimila guerrieri con armatura dorata e crisantemo ricamato.