TRAMA
La piccola Chihiro è in macchina con i suoi genitori e si sta dirigendo nella nuova casa. Il padre sbaglia strada e la famiglia si trova davanti a una grande costruzione in apparenza abbandonata. L’entrata è un lungo e buio cunicolo. Chihiro vorrebbe non entrare ma segue i genitori che, incuriositi, vogliono scoprire dove sono capitati.
RECENSIONI
È un percorso onirico quello compiuto dalla giovane protagonista del nuovo film del maestro giapponese Miyazaki Hayao. Una sorta di viaggio nell’inconscio reso necessario dal difficile passaggio dall’infanzia all’adolescenza, in cui un mondo interiore, ricco di speranza, si scontra con la concretezza della vita. Un cammino che rischia di essere a senso unico se non si hanno la forza e la capacità di prendere in mano la propria esistenza, assumendosi responsabilità, facendo scelte, anche dolorose, non tradendo il proprio istinto e le proprie intuizioni ma anche non cedendo alle trappole dell’illusione. È la purezza dello sguardo a salvare ripetutamente la piccola Chihiro, a consentirle di aggiungere tasselli al suo lungo e difficile percorso iniziatico. E lo spettatore accompagna la protagonista nel suo viaggio incontrando divinità a riposo, streghe macrocefale, lupi volanti, escrementi animati e mostri di ogni foggia. Un universo fantasioso e colorato, curato visivamente fin nei minimi dettagli, dove la narrazione procede in modo razionale, seguendo le varie prove subite dalla protagonista, ma si scontra con l’irrazionalità degli eventi che si succedono, proprio come in un sogno, senza rispondere apparentemente ad alcuna domanda.
La visione affascina senza riuscire sempre a conquistare, ma le varie tappe del viaggio di Chihiro danno la sensazione di essere stati testimoni di un punto di vista prezioso. C’è una sorta di immedesimazione con il mondo onirico della protagonista. Un’identificazione che non nasce da appigli reali, ma si lega probabilmente a un vissuto emotivo che tutti, invariabilmente, abbiamo respirato nei confusi anni dell’adolescenza, in cui bene e male cercavano risposte assolute e non si accontentavano di convivere.
La città fantasma prende spirito: rane e ravanelli colossali, teste rotolanti e bebè giganti, fuliggine operaia e uomini-ragno, draghi e fiumi inquinati, arpie e streghe macrocefale. ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE, per sopravvivere, dovrà impadronirsi della propria identità e imparare le buone maniere, laltruismo, il sacrificio, lindipendenza e il coraggio. Questo mondo incantato/incantevole esiste per insegnarle che non tutto è ciò che sembra, che la paura è spesso ingiustificata e che la malvagità nasce dallo squilibrio: linquietante ambiente della caldaia diventa presto confortante (la buffa fuliggine in sciopero!) e persino il personaggio più crudele (Yubaba) mostra del cuore quando sapparta con il MaxiBebè (prepotente solo perché viziato). Daltro canto, non si diventa affidabili solo se generosi: lo Spirito senza Volto, simbolo del Moderno che ignora i legami con la Tradizione, crede di poter colmare il proprio vuoto esistenziale fagocitando tutto ciò che lo circonda e comprando il rispetto altrui con loro. Il vero orrore, sussurrato, è retaggio umano: lavidità di denaro, linquinamento (il dio "lavato" da Chihiro), la rimozione del letto dei fiumi (il Drago senza nome), lingordigia (i genitori che singozzano come maiali). Nel microcosmo edificante di Miyazaki non ci sono contrapposizioni e semplificazioni, vige lequilibrio perfetto della Natura, dove Male, Bene, Animale e Divino sono interdipendenti. Il suo anime con lanima insegna lo sguardo allocchio ancora incontaminato del fanciullo, i suoi disegni a mano sono una presa di posizione dell'Hi-fantasy contro l'Hi-tech, i suoi percorsi di formazione lasciano al divertimento (il topolino e la zanzara, che spasso!), al calore del cuore e allo stupore il compito di spargere senza sottolineature le allegorie. Lultima prova per diventare grandi è un viaggio di sola andata (il treno sullacqua) verso limmaginazione più salutare, con la speranza che, attraversando il confine fra Sogno e Realtà, i colori della vita e lanima(zione) di Miyazaki non restino prigionieri di un mondo invisibile.