LA CITTÀ DELLE BESTIE INCANTATRICI

Anno Produzione1987

TRAMA

RECENSIONI

Il sottile confine tra il nostro mondo e il regno dei demoni è alla base del lungometraggio del 1987 di Yoshiaki Kawajiri, tratto dalla storia originale di Hideyuki Kikuchi. Gli uomini, infatti, sono in lotta con creature mutanti che dietro un’apparenza umana nascondono mostruose protuberanze. Ecco quindi l’esasperazione della contaminazione tra uomo e mostro, tra bene e male, tra normale e diverso, tra carne e acciaio. Elementi non per forza in antitesi, che per sopravvivere hanno bisogno di trovare un compromesso per riuscire a camminare affiancati. Nonostante alcune ingenuità e un’animazione in parte datata, “La città delle bestie incantatrici” ha un forte impatto. La carne diventa burro, nasconde  lame acuminate e diviene grembo materno in grado di assorbire essere umani. Il sesso è un’ossessione morbosa, dietro alla ricerca del piacere c’è sempre un’insidia, un possibile tormento. Indimenticabile, al riguardo, il primo incontro amoroso in cui il malcapitato protagonista si trova a fronteggiare una vagina con denti di ferro e una focosa amante che diviene mostruoso ragno. Anche gli strumenti di seduzione più canonici possono trasformarsi in armi pericolose: ecco infatti le unghie smaltate dell’eroina prolungarsi in temibili raggi distruttivi. La religione è soprattutto meditazione, la forza è generata dal pensiero, le immagini sacre non hanno più potere e celano il maligno. Come somma dissacrazione e affermazione di un pensiero laico  (ma non troppo, viste le conseguenze procreatrici), l’amore viene consumato in una chiesa.
Fantasioso, violento, fluido, splatter, affascinante.