TRAMA
La dottoressa Kate Forester lascia la provincia e si trasferisce a Chicago lasciando la sua bella casa sul lago. Al suo posto arriverà il giovane architetto Alex Wyler che decide di rimetterla a nuovo; ma il tempo non sembra scorrere nella giusta direzione.
RECENSIONI
Con La casa sul lago (del tempo, per i micidiali titolisti italiani) Agresti firma una pellicola che potremmo definire di “romanticismo estremo”, quasi oltre il limite del lecito, cosa da sottolineare subito, a scanso di equivoci, per eventuali spettatori.
Alla cura del crescendo amoroso si affianca un robusto elemento fantasy, ovvero l’inspiegabile gap temporale fra i due protagonisti. Spunto certo non nuovo (basti pensare, in tempi recenti, a Frequency ma anche, pur in modo diverso, a Kate e Leopold), eppure sempre al tempo stesso stimolante e difficile da utilizzare, suggestivo e pericoloso.
E infatti il meccanismo è a tratti coinvolgente, ma molto spesso applicato in modo discutibile: non mancano discrepanze, buchi di sceneggiatura, passaggi decisamente illogici che evidenziano i limiti della trama e del "gioco". Perché mai, con tutti gli strumenti offerti dalla società moderna, la protagonista non pensa minimamente di rintracciare il suo amato nel 2006, ovvero ai suoi tempi e nel futuro di lui? Perché d’altra parte lui si arrende a non rintracciarla nel 2004, considerando anche il fatto che sono vicini di casa (!)? Sono solo due esempi tra i tanti che verrebbe spontaneo fare, non per cercare razionalità in una storia fantasy, ma almeno logica nelle azioni dei due personaggi.
L’altro elemento portante del film è l’innamoramento epistolare, a ribadire come conoscenza ed intimità passino oggi più facilmente per la strada della comunicazione a distanza che per quella fredda, insufficiente ed ingannevole dei rapporti diretti (non a caso tutti i rapporti dei protagonisti con altre persone appaiono palesemente fallimentari o quanto meno carenti ed insoddisfacenti). Metafora non nuova ma sempre più sentita della società moderna.
Non si può però non rilevare che temi come la solitudine, l’attesa della svolta esistenziale, il distacco emotivo dai genitori vengano affrontati con una certa superficialità. Ad indebolire ulteriormente il film si aggiungono alcune lentezze ed il colpo di scena finale decisamente telefonato (lo si poteva facilmente indovinare fin dall’inizio). Potrebbe invece essere una scelta accettabile quella di non spiegare affatto la ragione del miracoloso contatto tra diverse dimensioni temporali.
Le scene romantiche sono tutto sommato le più riuscite, in buona parte grazie a due attori solitamente non eccelsi come Keanu Reeves e Sandra Bullock, qui in parte e, soprattutto, affiatati come coppia.
Ma questo non può evidentemente bastare, neppure per gli spettatori più sentimentali.