Commedia

LA CASA DA TÈ ALLA LUNA D’AGOSTO

Titolo OriginaleThe teahouse of the August Moon
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1956
Genere
Durata 123’

TRAMA

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il capitano Fisby deve “americanizzare” un villaggio nell’isola di Okinawa. Lo accompagna, come interprete, un giapponese, Sakini. Prova a convincerli a costruire una scuola, ma preferiscono una casa da tè.

RECENSIONI

I numeri: la commedia di Broadway di John Patrick (a sua volta versione del romanzo del 1951 di Vern J. Sneider), da lui stesso adattata in sceneggiatura, ha vinto il premio Pulitzer e il teatrale Tony Award. Marlon Brando, fanatico del metodo, s’è buttato con entusiasmo (previo trucco e lungo studio della cultura locale) in un ruolo che lo facesse apparire asiatico, nella fattispecie giapponese di Okinawa. Il botteghino ne ha fatto il maggior successo della MGM dell’anno, dando notorietà anche a caratteristi come Paul Ford ed Eddie Albert (che questi ruoli non se li scrollarono più di dosso). I meriti: nelle intenzioni, è una satira dell’opera di “civilizzazione” del conquistatore che funziona solo a tratti, un po’ per lo scarso dinamismo della messinscena (e montaggio) di Daniel Mann, molto per la prova di Brando: non in sé ma proprio perché concentra su di sé tutta la ragion d’essere del film. Fino all’imbarazzo: si perdono il senso ultimo dell’operazione a favore della tenuta del suo trucco, la sospensione dell’incredulità è endemicamente minata, infine si produce una sorta di iato fra l’ilarità della scrittura, la bontà del suo messaggio di tolleranza e l’inquietante (maschera di Brando compresa), ipocrita artificiosità dell’operazione.