Commedia, Recensione

LA CARROZZA D’ORO

Titolo OriginaleLa carosse d’or
NazioneFrancia/Italia
Anno Produzione1952
Genere
Durata98’

TRAMA

XVIII secolo, America Latina: arriva una compagnia ambulante di attori italiani della cui primadonna s’innamorano un italiano, il viceré e il torero.

RECENSIONI

Accompagnata dalle musiche di Vivaldi, questa “fantasia all’italiana” (girata a Cinecittà) che omaggia il Teatro è, in realtà, una sciocchezza che replica senza i dovuti aggiornamenti i modi della Commedia dell'Arte, con contaminazioni del vaudeville francese e qualche accezione colta nell’intrecciarsi di realtà e finzione, nelle riflessioni sulle differenze fra volgo ed aristocrazia e sugli intrighi di potere (con una satira scontata e sempliciotta). La parte iniziale è la migliore: come nell’Amleto di Laurence Olivier, la rappresentazione diventa realtà (vedi anche il finale con l’amara immagine di Anna Magnani che scopre di vivere felice solo in quanto attrice) e assurge anche ad allegoria della Settima Arte (l’oste profittatore potrebbe rappresentare i produttori cinematografici squali). Tutto s’impoverisce inesorabilmente nel momento in cui ci si concentra sulla trama del racconto (“Le carrosse du Saint-Sacrament”, 1830) di Prosper Mérimée, insignificante in quanto riesumata e non resuscitata (la differenza che passa fra mummia e faraone) ma anche raccontata con sufficienza, in modo inverosimile (il viceré che, dapprima uomo sicuro di sé e tutto d’un pezzo, improvvisamente e con troppa disinvoltura rinuncia ad ogni cosa per amore; il personaggio della Magnani che prende possesso della carrozza d’oro nonostante il veto del palazzo di potere o che pretende il sacrificio del nobile nonostante sappia cosa perderà). Jean Renoir ha preso con leggerezza la leggerezza del genere, più interessato alle gustose scenografie, ai fondali dipinti, alla minuziosa ricostruzione d’epoca, alla tavolozza di colori (primo Technicolor europeo). Ha trascurato proprio l’oggetto del suo omaggio, invece che affinarne la natura giocosa e sarcastica. Anna Magnani è contagiosa nella sua risata, perfetta nel ruolo di popolana che sa il fatto suo. Per onore di cronaca: il film, girato in tre versioni (francese, italiana e inglese) è, da più storici-critici, considerato un capolavoro.