Drammatico

LA BELLE VIE

TRAMA

Da dieci anni Sylvain e Pierre si nascondono per sfuggire alla polizia da quando cioè una battaglia per la loro custodia, vinta dalla madre, ha spinto il padre a vivere in clandestinità in giro per il paese. Ora però che i due fratelli sono cresciuti, sono stanchi di vivere come vagabondi e hanno voglia di godersi i vantaggi dell’essere adulti. Quando le autorità scoprono il loro nascondiglio costringendoli a spostarsi di nuovo, Pierre, il maggiore dei due, sparisce. Rimasto solo col padre su un’isola nella Loira, Sylvain incontra Gilda, la sua prima ragazza, la sua prima cotta e la sua prima sosta sulla strada per una “vita bella”: la sua.

RECENSIONI


Jean Denizot, al suo primo lungometraggio, osa declinare un fatto di cronaca (il “caso Fortin”, l'uomo che rapì i suoi due figli, facendoli crescere nascosti nelle campagne francesi per più di dieci anni) in favola country, accordandosi il diritto di usare, ed abusare, di tutte le figure di stile proprie al genere: musica folk invasiva, campi lunghissimi a incorniciare gli splendidi paesaggi tra i Pirenei e la Loira, carrellate aeree di disarmante gratuità. Non pago, l’autore impregna il racconto di rimandi e citazioni dirette (le sorprendentissime letture dei due ragazzi) o meno (dove c’è fiume, c’è C. Laughton), a ribadire  fonti e fini tutt’altro che modesti. In un crescendo che non è nemmeno sulla carta, in attesa di agnizioni più o meno telefonate, La Belle Vie è per fortuna animato dal volto e dal corpo del più giovane protagonista Zacharie Chasseriaud. Unica ragion d’essere di un film mal scritto e “bipolare” come la regia di Denizot, indecisa tra la forma-genere e l’intimismo d’autore.