Drammatico

KRIEG

Titolo OriginaleKrieg
NazioneGermania
Anno Produzione2017
Durata93'
Sceneggiatura
Fotografia

TRAMA

Arnold Stein, alla ricerca della pace personale, decide di andare a vivere in una baita isolata di montagna. La pace viene bruscamente interrotta da uno sconosciuto che comincia a terrorizzarlo e lo trascina in una guerra dei nervi. Grazie ai flashback veniamo a conoscenza di Chris, il figlio di Arnold. Contravvenendo al parere dei genitori, Chris decide di arruolarsi nell’esercito e di offrirsi volontario per una perlustrazione in una zona di guerra (dal sito della Biennale).

RECENSIONI

Rick Ostermann, dopo il precedente Wolfskinder, adatta un romanzo di Jochen Rausch: Krieg (guerra) parte da una coppia di genitori che manda il figlio nel conflitto, su sua scelta e loro malgrado. Il film procede in montaggio alternato tra presente e passato in flashback: oggi Arnold, il padre del giovane, si reca nella casa di montagna dove uno sconosciuto inizia a minacciarlo e sparargli addosso. Ieri il figlio, dando notizie dal fronte, gradualmente scompare fino alla notizia della sua morte. La guerra viene dunque intesa su un doppio livello: quello letterale, il ragazzo sul campo di battaglia, e il terreno metaforico col padre che a posteriori è portato a “imparare” il conflitto: cosa significa sentirsi minacciati senza motivo, venire colpiti da una forza inspiegabile, quindi trovarsi costretti a rispondere. Corpo a corpo, per la sopravvivenza. Se la guerra del figlio era un’eco lontana, quella del padre si fa tangibile ed entra in casa: il racconto avanza per opposizioni binarie (padre/figlio, città/montagna) e gioca col sapere dello spettatore, rivelando gradualmente i passaggi della vicenda per concedere alla fine il quadro complessivo. Domina una tesi evidente, l’estensione di un conflitto che ci avvolge, da Chris si riverbera in Arnold, da pubblico diventa privato, esce dal filtro del racconto e tocca l’uomo comune (noi tutti) mostrando il suo vero volto su scala domestica. Ma anche così Krieg vanta un meccanismo solido, un montaggio che si fa thriller, una metafora costruita attraverso la suspense che si scioglie solo alla ricostruzione del puzzle.