Animazione

KING OF THORN

Titolo OriginaleKing of Thorn
NazioneGiappone
Anno Produzione2009
Durata122'
Tratto dadall’omonimo manga di Yuji Iwahara

TRAMA

Nel 2015 una malattia chiamata “Medusa”, che uccide tramutando i corpi in pietra, è diventata una pandemia mondiale. Nella speranza che nel futuro sia possibile trovare un antidoto, la multinazionale Venus Gate sceglie alcune persone infettate dal virus perché vengano ibernate in capsule nella struttura sotterranea di un antico castello inglese. Soltanto sette infetti da Medusa sopravvivono. Per quanto tempo hanno dormito? E cosa è accaduto al mondo?

RECENSIONI

"King of Thorn" è un manga di Yuji Iwahara pubblicato dal 2002 al 2005 (anche in Italia grazie a Flashbook) e raccolto in sei volumi. Non facile, di sicuro, adattare tanto materiale alle consuete due ore di proiezione. All'inizio Kazuyoshi Katayama, per conto dello studio Sunrise (quello di Gundam), ci riesce, poi qualcosa si inceppa. L'impianto visivo unisce una fluida e curata animazione bidimensionale con efficaci incursioni in computer grafica, soprattutto per dare vita ai tanti mostri in scena. L'insieme non stride, grazie a un tratto grafico che sancisce chiaramente la provenienza manga e valorizza l'atmosfera cupa e opprimente del racconto, in bilico tra fantascienza e horror. Se la prima parte, con la descrizione del contagio causato dall'originale virus denominato "Sindrome da Indurimento Cellulare Acquisito" (in slang "Medusa"), crea tensione e mordente grazie a personaggi azzeccati e a una sceneggiatura capace di trovare un'empatia con lo spettatore nonostante la complessità delle implicazioni insite nel soggetto, arriva però il momento in cui i tanti interrogativi proposti esigono una risposta. Qui la narrazione, anziché chiarire, si ingarbuglia ulteriormente optando per un accumulo a stretto confine con il delirio. Se quindi visivamente lo stupore perdura, sul piano prettamente legato alla scansione degli eventi e alla loro comprensione l'equilibrio vacilla fino a sconfinare nel vuoto comunicativo. La sensazione è che la necessità di comprimere il manga abbia reso necessario tagli e semplificazioni e che gli sceneggiatori, dopo avere impostato con abilità la vicenda, nell'impossibilità di trovare una rapida sintesi abbiano puntato sull'iperbole. Con la diretta conseguenza, però, di perdere per strada il pur volenteroso spettatore occidentale non conoscitore del manga di origine.