TRAMA
In uno scantinato, un uomo, una donna, nastri, foto, parole. Un mese dopo: in un commissariato, tre uomini, ancora nastri, foto, parole.
RECENSIONI
Macchie di colore, sgranature ondeggiano sui titoli di testa, accompagnate da una voce che narra un piccolo avvenimento atroce: la macchina da presa retrocede, indica la simulazione senza incrinarla, prepara un salotto della tortura dominato da (non troppo) libere associazioni, popolato dalle ombre di un passato meno remoto del prevedibile, visitato con discrezione e assiduità dal demone di un’ironia che è ultima risorsa della ragione contro il peso mortale della realtà. Le parole, gli sguardi, i gesti si rincorrono, si sfiorano, si echeggiano in un duello di menzogne che rompe i lacci asfittici di una sciarada più o meno arguta per arrivare al cuore (edipico, naturalmente) della faccenda: in una notte perpetua, la macchina infernale fa onore alla propria tremenda fama.
Prodotto dalla Filmax dei fratelli Fernández (specialisti dell’horror iberico, fondatori della Fantastic Factory cui si deve fra l’altro il notevole FAUST di Brian Yuzna) e presentato a Taormina nel 2003, il secondo film di Laura Mañá (Sexo por compasión) si serve di una messinscena di stilizzata eleganza per sfruttare al meglio il giro di vite ideato da uno script minuzioso e sottilmente reticente. Il risultato è un enigma popolato dagli indizi del thriller (souvenir da serial killer e polizia idiota in testa) e capace di giocare con il genere, sconvolgendone i tasselli fino a renderlo irriconoscibile e/o nuovamente riconoscibile. Assecondata da attori superbi, la regista rivolge un sorriso complice a sir Alfred (a casa di Ramón appare per un istante una famosa foto di scena de GLI UCCELLI), sonda con lucidità l’acquario di ferro e neon delle relazioni umane (il desiderio si manifesta improvviso e fugace, l’amore si alimenta di angoscia, il rosso della morte si fa strada con raggelante tenerezza nel paludoso ritratto di famiglia), (di)mostra con nuda efficacia il potere fatale di ogni frammentata eco audiovisiva, cinema in testa (l’inestricabile cocktail di realtà, allucinazione e videotape del finale).
