TRAMA
Belgio, distretto multietnico di Antwerp. Alla vigilia delle elezioni del 2000, che videro l’affermazione dell’estrema destra nazionalista, sboccia l’amore impossibile tra Berwout, da una famiglia di convinti neofascisti, e Leila, diciassettenne musulmana tradizionalista.
RECENSIONI
Velo sulla svastica
La provincia europea è spesso nascondiglio di estremismi di ogni tipo: allungare una pretesa d’imparzialità su un mosaico complesso, livellando ogni fondamentalismo. Questa l’operazione tentata dalla coppia Lee This & Boeckmans, per la prima volta alla regia insieme; da una parte si fa il tifo spudorato per il Fronte Nazionale, dall’altra si invoca la Jihad islamica contro “il grande Satana” americano. E’ complicato abitare la terra di mezzo tra i due estremi: ci prova Berw, che si trascina a destra e manca infilato in un giaccone costellato di simboli che perlopiù neanche conosce, oppure, semplicemente, non gli interessano. Il suo contrario è Leila, il volto coperto da un velo, incapace di sottrarsi alla gabbia della tradizione; tutto intorno violenze di ogni tipo, botte agli ubriaconi, neri, diversi (da chi o cosa, poco importa), amenità da entrambe le parti. La politica tenta di risollevare la situazione, ma non avanza una pretesa seria: si arrende ancora prima di cominciare, consapevole che non potrà riuscirci se non nell’euforia del momento (le esultanze postelettorali nel finale). Su questa tela, una regia ordinaria a quattro mani decide di riesumare la vicenda di Romeo + Giulietta, collocandola in un inferno urbano alla Larry Clark; è qui che la narrazione si accartoccia, la pellicola si chiude in sé stessa senza mai riuscire realmente a riprendersi. Un bacio fugace all’orto botanico, gli incontri rubati, le drammatiche conseguenze della “scoperta” in famiglia, il lieto fine falsamente riconciliante; il principale dedalo tramico fornisce l’impressione di non applicarsi, eseguendo uno spartito sentimentale per compiacere la faciloneria di (certa) platea più che per esprimere qualcosa. Risultato: definire ambienti, cesellare atmosfere è la specialità di Kassablanka, che regala personaggi minori intriganti o addirittura spassosi, smarrendo le fila del discorso quando si tratta di venire al dunque. Emerge paradossalmente un approccio morbido, dove la violenza non significa fermezza né coraggio narrativo, e la svolta sentimentale pare contenere la vera consegna dell’operazione: falsamente provocatoria.
