TRAMA
Guatemala oggi. José è un ragazzo di famiglia povera che consuma incontri occasionali con altri uomini.
RECENSIONI
José è un giovane di diciannove anni che vende panini in periferia della città; omosessuale, intrattiene incontri occasionali senza seguito fino a conoscere Luis, l’ipotesi di un vero amore e un rapporto duraturo. Ma la relazione resta, appunto, supposta: il ragazzo non può abbandonare la madre né spaccare il recinto di una mentalità credente e superstiziosa. Al secondo film, il cinese naturalizzato statunitense Li Cheng gira un queer movie e insieme un affresco della società guatemalteca, metonimia dell’America Latina: frutto di un lavoro di ricerche e interviste in dodici Paesi del Centro e Sudamerica, José inscena il contrasto fra tradizione e modernità, il rito della messa contro il dating su cellulare, l’apertura all’omosessualità contro la sua pratica segreta, vittima di un pregiudizio ancora più grave perché non viene esercitato da oscuri estremisti ma è scolpito nello stato delle cose (la madre esclama, sinceramente: “Mio figlio si sta rovinando”).
José vaga per la città a passo neorealista, percorre sfondi poveri o degradati, tra maschilismo e violenza, consuma il sesso in camere a ore: messo di fronte alla scelta decisiva prima respinge Luis, tornando alla società tradizionale (la Madre come figura ineludibile e da accudire), poi muove un passo avanti gettandosi alla ricerca dell’amato. L’acuto finale che nega l’incontro segnala una difficoltà dell’oggi (la relazione gay “è un sogno impossibile”, dice il regista) e allo stesso tempo insinua verso il domani l’unica apertura possibile, quella mentale.