
TRAMA
New Orleans: Jimmy Bobo è un sicario che uccide un ex-poliziotto e viene tradito dal committente. Un detective di Washington, collega del poliziotto ucciso, indaga, ignaro che i vertici della polizia sono corrotti.
RECENSIONI
Walter Hill torna alla regia cinematografica dopo nove anni, omaggiando il se stesso degli anni ottanta, quando era sulla cresta dell’onda con commedie poliziesche quali 48 Ore e Danko, fatte d’azione, accoppiate di cani e gatti e segni della dura legge del Far West. Perché solo i fuorilegge, gli outsider, quelli che non seguono ottusamente le regole, riescono a comprendere le vie del mondo. Poco importa se la sceneggiatura dell’italiano Alessandro Camon (Oltre le Regole), tratta liberamente dall’albo illustrato francese “Du plomb dans la tête" (di Matz e Colin Wilson, uscito in tre parti dal 2004 al 2006), sia un coacervo di luoghi comuni del genere. Poco importa che, innovatore nei tempi migliori, qui Hill non sappia far altro che scimmiottare se stesso. Poco importa che protagonista assoluto sia Stallone (benemerito, per aver fortemente voluto Hill) in versione Cobra mummificato. Quest’oggetto vintage e al contempo (per contingenza temporale) nuovo è, comunque, una boccata d’aria da ri-respirare, un puro godimento, come un inedito che salta fuori dopo la morte dell’artista e che il fan ricolloca, mentalmente, in altri anni. Per almeno tre quarti della sua durata, è puro walter-hill maschio, epico, sardonico, anti buonista (ma non pulp), divertente. Poi, purtroppo, svarioni di sceneggiatura ed una regia inaccorta spezzano l’incanto nostalgico, mostrando tutto per quel che realmente è: sul banco degli imputati il lungo finale ambientato nella centrale elettrica di New Orleans (come in L’Eroe della Strada), dove si ribaltano figure e concetti senza credibilità, dall’improvvisa alzata di testa del personaggio di Jason Momoa (notevole villain forzuto: i virtuosismi con l’ascia sono uno spettacolo), alla credulità del villain del bravo Adewale Akinnuoye-Agbaje, che libera Bobo e figlia (figura assente nell’albo illustrato, voluta da Stallone per dare più cuore, come ama, al personaggio). Parte il tutti-contro-tutti senza senso (gli “indiani” del caso, falcidiati come mosche, non sanno di avere contro né Bobo-Stallone né Momoa, ma li combattono lo stesso), fino al brutto finale al bar che non riesce, a differenza di tutti gli altri battibecchi da buddy-movie, ad essere divertente.
