TRAMA
Un investigatore della procura si occupa dell’omicidio efferato di un miliardario. Scopre, in casa sua, delle foto compromettenti sul governatore e sospetta dell’amata, che, in arte, si fa chiamare Jade.
RECENSIONI
Al tipico thriller poliziesco alla Joe Eszterhas, ricco di perversioni, corruzione, sesso e giochi di potere, William Friedkin aggiunge tracce ancor più torbide. Pur al servizio del consueto giallo sull’identità dell’assassino, mostra la sua levatura in apertura, con una magnifica, lunga ripresa a scoprire l’arredamento eccentrico della villa del miliardario collezionista d’arte: insegue un mugolio inquietante, mentre il commento sonoro di James Horner spara in crescendo violini nervosi che accrescono il senso di angoscia. Il maestro dell’inquietudine non si fa pregare nel mostrare l’orrore di corpi mutilati, investiti (la magistrale, tremendamente realistica scena in cui la vittima viene falciata) o nella più agghiacciante nudità da rigor mortis (all’obitorio). Allo stesso modo, non ha peli sulla lingua nelle esplicite scene di sesso, fra lussuria e sodomie (un V.M. 18 che ha inficiato le sorti commerciali del film). Da citare, anche, la scena in cui Linda Fiorentino si dà al sesso selvaggio con uno sconosciuto sulle musiche soavi (e in sublime contrasto) di Loreena Mckennitt, e lo splendido inseguimento d’auto per le collinette di San Francisco: l’autovettura “avversaria” è come fosse viva, con volto dell’autista invisibile, implacabile nella sua corsa quando attraversa il Carnevale gremito di persone di Chinatown, sorprendente nel momento in cui, come un toro assassino, scaraventa la macchina del poliziotto in acqua. Eszterhas e Friedkin amano, poi, fustigare la morale piccolo-borghese secondo cui puttana è sinonimo di colpevole e ninfomane di “peccatrice”: la soluzione finale dell’intreccio indica chi sono i veri mostri (i politici) ma Friedkin ne fornisce anche un’altra, non compatibile o sovrapponibile ma in alternativa, di un’ambiguità che lascia al contempo felicemente sorpresi e contrariati. L’intreccio dell’indagine, comunque, appassiona: gioca sul dilemma morale di un investigatore che “deve” sospettare dell’amata, parte da luoghi sontuosi (la sala da ballo, la chiesa) per scoperchiare sporcizia in ogni dove (polizia compresa, con i suoi metodi violenti d’interrogatorio). David Caruso non fa che replicare il suo caparbio, integerrimo quanto corrucciato poliziotto del serial NYPD, Linda Fiorentino è l’ultima, ideale, femme fatale da noir. Film di genere di qualità superiore.
