Commedia, Recensione

JACK GOES BOATING

Titolo OriginaleJack Goes Boating
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2010
Genere
Durata89'
Sceneggiatura

TRAMA

Jack, autista di limousine sulla quarantina, incontra Connie e decide di dare un senso alla propria vita.

RECENSIONI

L'esordio alla regia di Philip Seymour Hoffman ha portato inevitabilmente con sé una serie ampia di aspettative: non è di secondaria importanza la risonanza che un nome come il suo ha all'interno del cinema, in particolare nel sottinsieme indipendente americano. Il passaggio alla regia di una delle figure più rappresentative del cinema indie statunitense, colui che ha spesso prestato corpo e volto alle opere di miglior fattura di quell'alveo cinematografico, suscita indiscutibilmente curiosità, sia per ciò che può offrire di nuovo (o di vecchio) a livello stilistico, sia per come possa decidere di mettere in scena il proprio corpo. Il tentativo è subito manifesto: lavorare sull'auto-rappresentazione, sulla messa in scena di sé stesso e della propria icona. Fin dal titolo il film ruota attorno al personaggio principale, tentando di rappresentare un tipo e una storia ad esso collegata capaci di dialogare con il personaggio, ormai stratificato, che Hoffman ha interpretato nella sua carriera, e con l'archetipo narrativo del disadattato che ha caratterizzato buona parte della produzione indie degli ultimi anni. Il risultato, purtroppo, è ben lontano dalle premesse. Sebbene Jack non sia un disadattato passivo ed apatico, ma un uomo che riesce a venir fuori dalla propria condizione d'indolenza, il modo in cui lo fa è troppo prevedibile e privo di incisive svolte narrative e finisce per ricordare tante altre facili commedie sentimentali happyending included. A ciò si aggiunge il lato meno interessante dell'indie wave, ovvero l'insistenza per un minimalismo 'a prescindere' e l'amore narcisistico per la canzone integrale anche a costo di non sapere cosa mostrare in quel frammento temporale.