It’s a Wrap!

Dal 1963 il New York Film Festival è una finestra che si apre sul meglio del cinema mondiale, presentando all’esigente pubblico di cinefili newyorkesi una selezione di titoli provenienti dalle competizioni di tutto il mondo. La rassegna, ospitata dalla Film Society del Lincoln Center, è curata da un comitato di critici e addetti al settore, alla guida del quale si trova il direttore della programmazione della Society, l’impeccabile Richard Peña. Anche quest’anno la selezione è stata ampia e muliebre, ed ha incluso pellicole con e senza un distributore per gli Stati Uniti. Funzione primaria del festival, oltre a fare da vetrina per tutti, è appunto di promuovere lavori di qualità che altrimenti andrebbero perduti, e che grazie alla infaticabile Society possono trovare una inaspettata longevità. Ecco quindi che a fianco di colossi come The Social Network (David Fincher), che ha aperto la rassegna con un glamour garbato, abbiamo potuto ammirare piccole gemme tutte europee come Der Räuber (Benjamin Heisenberg) e Le quattro volte (Michelangelo Frammartino), ai quali auguriamo il meglio sui mercati internazionali. Particolari attenzioni sono state rivolte al grande vicino degli Stati Uniti, il Messico, che quest’anno celebra due anniversari importantissimi per la sua storia: il bicentenario dell’indipendenza dalla Spagna, ed il centenario della rivoluzione. Il festival ha onorato queste celebrazioni con due film messicani nuovissimi, il film collettivo Revolutión e l’interessante horror Somos lo que hay (Jorge Michel Grau), e con una mini retrospettiva dedicata alla “trilogia rivoluzionaria” di Fernando de Fuentes. Presenti anche le ultime fatiche di grandi maestri quali Raúl Ruiz (Mistérios de Lisboa), Manoel de Oliveira (O Estranho Caso de Angélica), Olivier Assayas (Carlos), Abbas Kiarostami (Copie Conforme), Jean-Luc Godard (Film Socialisme), e Clint Eastwood (Hereafter), che ha concluso la rassegna. Generosa l’accoglienza giornaliera che la Society ha riservato a stampa e operatori dell’industria cinematografica ai quali, durante le quattro lunghe settimane di proiezioni mattutine, non è mai mancata una tazza di caffè caldo o uno snack fresco, provvigioni delle quali i molti ed esigenti critici della grande mela sembrano non avere mai abbastanza.