TRAMA
Padre Carlo, missionario in Africa, torna a Roma per un periodo di riposo e meditazione in famiglia. Trova il padre sposato alla badante moldava e i fratelli sull’orlo di svariate crisi. In più c’è una giovane donna turbulenta e misteriosa…
RECENSIONI
Dopo il comico puro di Grande grosso e Verdone, il Carlo nazionale torna alla commedia con blande sfumature drammatiche, e se il risultato è superiore a quelli degli ultimi anni (specie al tremendo Il mio miglior nemico), l'opera non convince del tutto.
La crisi di mezz'età, che sia fisica, spirituale o professionale, non è certo un tema nuovo per il regista, come del resto non lo sono le nevrosi, i tic e la superficialità dei personaggi di contorno e la presenza di una dark lady sotto sotto dannatamente angelica. In Io, loro e Lara si danno convegno gli spunti dei più riusciti film di Verdone, da Io e mia sorella (citato quasi letteralmente nel rapporto fra il prete e la psicologa) a Maledetto il giorno che t'ho incontrato (cui fanno pensare l'incipit, con il montaggio parallelo degli interrogatori cui vengono sottoposti padre Carlo e Lara, e il personaggio femminile che irrompe quasi con violenza nella vita del protagonista), fino a Sono pazzo di Iris Blond (il rapporto pigmalionico "al contrario", in forza del quale Lara guida il fratello acquisito alla scoperta degli aspetti meno edificanti della vita secolare). Il riciclo è svolto con un certo gusto e con maggiore inventiva rispetto, ad esempio, all'ultimo Woody Allen, ma assorbe nondimeno una parte cospicua delle energie di Verdone, che dimentica di dare consistenza ai personaggi secondari (abbastanza deprimenti le due adolescenti emo, che sembrano uscite da uno sketch televisivo, ma il top - per così dire - spetta al fratello disordinatamente cocainomane), di togliere rigidità ai dialoghi (quelli con i famigliari vedono il protagonista regolarmente "accerchiato" e puntualmente costretto al silenzio) e di predisporre uno scioglimento non dico plausibile, ma coerente con le premesse "serie" e vagamente lugubri (l'amplesso fatale) poste dalla prima parte. E invece il mistero di Lara si chiarisce prima ancora di essersi delineato (la telefonata volenterosamente depistante), gli screzi si ricompongono un po' troppo alla svelta e la pace familiare torna a regnare su tutto e tutti. E non bastano una sequenza perfettamente congegnata come quella del pranzo "riparatore", magnifico esempio di come tutto possa andare per il verso giusto (che poi nello slapstick è quello sbagliato) anche se gli ingredienti non sono di prima scelta (se si azzecca il ritmo e lo si mantiene senza cedimenti, il più è fatto), e la strizzata d'occhio conclusiva (la famiglia che si "sgretola" sullo schermo del pc) ad affrancare Io, loro e Lara dalla categoria, inevitabilmente malinconica, del "carino".
Superbo il cast, comunque, capitanato da un'Anna Bonaiuto in grande spolvero, e bella l'intensità con cui Laura Chiatti regge i numerosi primi piani a lei dedicati (luminoso, in particolare, quello dell'orazione funebre). Curiosità: sotto il trucco pesante di Aida ritroviamo Agnese Claisse, figlia di Laura Morante, deliziosa e insopportabile pupetta in Ferie d'agosto di Paolo Virzì.