Horror

INTO THE MIRROR

Titolo OriginaleGeoul Sokeuro
NazioneCorea del Sud
Anno Produzione2003
Genere
Durata113'

TRAMA

Young-min (Yu Ji-tae), ex agente dimessosi dalla polizia per aver causato accidentalmente la morte di un collega, è il responsabile della sicurezza di un grande magazzino in riapertura dopo un tremendo incendio che ha provocato numerose vittime tra clienti e dipendenti. Alla vigilia dell’inaugurazione però qualcosa va storto: una donna e un uomo, entrambi impiegati dell’ufficio amministrativo, muoiono misteriosamente nell’edificio. Le indagini della polizia ipotizzano l’esistenza di un serial killer e tra i principali sospettati c’è proprio Young-min, che nel frattempo segue la pista soprannaturale, incentrata sulla presenza di un fantasma che colpisce attraverso gli specchi…

RECENSIONI

Contortissimo horror dalle risonanze psicoanalitiche (del resto come potrebbe essere altrimenti col tema dello specchio?), Into the Mirror è il lungometraggio d'esordio di Kim Sung-ho, regista dotato dal punto di vista visivo ma assolutamente disastroso come sceneggiatore. La vicenda di Young-min, ex poliziotto tormentato dal senso di colpa per aver sparato al riflesso di un criminale che teneva in ostaggio un collega ed averne causato la morte, è difatti un susseguirsi di spunti e rivelazioni che si accavallano senza costrutto: gli incubi colpevoli del protagonista, la riapertura del grande magazzino osteggiata dai parenti delle vittime dell'incendio e la presenza del fantasma intrappolato negli specchi restano elementi estranei tra di loro e semplicemente giustapposti, nonostante la rigorosa unità di luogo (il grande magazzino come gigantesco teatro degli orrori). Se a questo aggiungiamo che, come in quasi tutti gli horror coreani a partire da Whispering Corridors (Park Ki-hyung, 1998), c'è anche un intento di critica sociale (l'avidità dei dirigenti è la vera origine delle sciagure), il livello di complicazione narrativa raggiunge picchi vertiginosi. Ed è un autentico peccato, poiché l'eccessiva contorsione dell'intreccio vanifica i meriti figurativi della pellicola, tutti concentrati nella sequenza di apertura (la morte della prima impiegata avviene in un'atmosfera rarefatta e raffinatamente destabilizzante) e nelle fugaci apparizioni del fantasma degli specchi (si tratta dello spettro della sola impiegata del grande magazzino scomparsa nell'incendio). Col passare dei minuti (troppi: 113) e con la comparsa della sorella gemella del fantasma, il film si sfilaccia irrimediabilmente, la tensione perde colpi su colpi e il faticoso tentativo di Young-min (un imbambolato Yu Ji-tae) di esorcizzare il senso di colpa confrontandosi con le proprie paure si colora di tinte caricaturali. E quando nel finale i nodi vengono al pettine, si sfonda allegramente il muro del comico involontario: dirigenti assassini, colluttazioni di imbarazzante implausibilità e persone che entrano ed escono dagli specchi come se fossero porte girevoli. Epilogo di psicoanalitico sconcerto. Remake hollywoodiano, Riflessi di paura, targato Alexandre Aja e Grégory Levasseur.