TRAMA
In Finlandia si costruisce il primo deposito permanente di scorie nucleari, Onkalo, il “luogo che nasconde”. Si tratta di un enorme sistema di tunnel sotterranei destinato a durare 100.000 anni. Ma cosa succederebbe se l’uomo del futuro scoprisse Onkalo? E come possiamo avvertirlo dell’enorme pericolo nascosto dentro la roccia?
RECENSIONI
Madsen, regista e artista concettuale danese, scova un enorme e inquietante fatto ingegneristico: con sovrumana lungimiranza, in Finlandia si sta costruendo un deposito di scorie nucleari destinato a durare 100.000 anni, un dedalo di roccia che sprofonda nel cuore della terra, Onkalo. Lopera è titanica eppure tragicamente trascurabile, capace di seppellire per sempre solo una piccola parte delle scorie radioattive prodotte dalluomo. Il contrasto tra enormità e impotenza della tecnica tradisce lincalcolabile pericolosità dellenergia nucleare, ma offre soprattutto alcuni rompicapi filosofici: come può luomo cimentarsi con unopera le cui prospettive di vita eguagliano, cronologicamente, lintera presenza delluomo sulla terra, dalle caverne ad oggi? Come faranno i costruttori di Onkalo ad avvertire luomo del futuro del pericolo che si nasconde dentro a quei tunnel? e se le lingue che si parlano oggi nel mondo non ci fossero più? e se anche il linguaggio grafico dei simboli fosse diverso? se lintera civiltà umana che conosciamo fosse distrutta e nuove e diverse civiltà vedessero la luce? Il rovello è peculiare (vi si interrogava Eco in una vecchia Bustina di Minerva, raccontando di un convegno di semiotici incentrato su simili temi) ma ha anche un intenso portato emotivo: siamo giunti al punto in cui costruiamo tombe eterne che racchiudono forze nefaste, tombe per unenergia che alimenta la nostra complicata civiltà ma potrebbe distruggere ciò che verrà dopo, tombe da dimenticare e da lasciare riposare nelloblio, per leternità.
La costruzione dellimmenso deposito di scorie è per Madsen un pretesto per indagare le disturbanti implicazioni della tecnica. Ingegneri, tecnici, scienziati ed esperti (cè persino un teologo) si prestano con assoluta (e un po bizzarra) normalità a indagare i problemi filosofici sollevati da Onkalo, come se quella è la sensazione quelle strane e inquietanti domande fossero parte delle loro preoccupazioni quotidiane.
Leffetto straniante è servito a puntino dal formalismo del documentario, che usa tempi piani, geometrie e luci fredde per incorniciare una tecnologia che desta stupore, terrore e interrogativi filosofici, come mescolando Kubrick e Tarkovskij con Errol Morris. Il risultato è singolare e convincente, anche se sporcato da troppe didascalie e da qualche ingenuità: Madsen è troppo scopertamente impegnato a tentare di inquietarci e a sostenere, passo dopo passo, il giusto inquadramento della faccenda nella prospettiva alta della speculazione filosofica soft.