Com'è nata la scelta di tornare alla Cineteca, dove tutto è cominciato?
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_x000D_La Cineteca come luogo del cinema ci ha sempre affascinato. Poi, abbiamo scelto spazi più grandi nel corso degli anni. Ma venendo a mancare negli ultimi 5-7 anni molte sale cinematografiche del centro, il problema di dove svolgere la manifestazione era diventato serio. Così, l’Assessore alla Cultura del Comune, Alberto Ronchi, ha proposto alla Cineteca di ospitare nuovamente il Festival, come fu in origine. E la Cineteca ha accettato la proposta con piacere. Ci auguriamo che questa formula possa continuare per i prossimi anni, dando una sede alle proiezioni del Festival.
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_x000D_Il festival si configura sempre di più come sguardo a tutto tondo sul mondo delle nuove tecnologie, a partire dall'originale performance (parlare di concerto sarebbe riduttivo) di apertura. Com'è nata questa idea?
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_x000D_Volevamo parlare di catastrofi, celebrare il 2012 in modo giocoso, ma soprattutto raccontare centinaia di catastrofi cinematografiche zeppe di effetti speciali, animazione, post-produzione digitale. Però, sarebbe stato impossibile riproporre i tantissimi film catastrofici che sono nel nostro cuore. Così, mi è venuta in mente l’idea di chiamare un montatore e un musicista per raccontare, in modo originale, la storia degli effetti speciali e delle catastrofi in un’ora e mezza. Al musicista è stato chiesto di lavorare su una sorta di “macro” colonna sonora originale, mentre al montatore è stato affidato il compito di assemblare, con un senso, le tante immagini dei film in un “super-racconto”. Ed il risultato, per quanto ancora da perfezionare, ci ha soddisfatti tanto che stiamo pensando di lavorare ancora su questo format.
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_x000D_In un periodo di crisi come quello attuale è stato difficile organizzare la manifestazione?
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_x000D_In periodi di crisi è difficile pensare a progetti a lungo termine. All’inizio il Festival poteva permettersi di ragionare su due-tre-quattro anni, di guardare avanti in un’ottica di programmazione che non si fermasse solo ad un anno. In questo momento invece, bisogna stringere i tempi, cercare risorse e collaborazioni che consentano un abbattimento di costi, ma senza mai perdere l’obiettivo che si vuole raggiungere. E’ come una corsa ad ostacoli dove tutto deve essere calcolato (ovvero monetizzato) nei minimi particolari, per evitare imprevisti dell’ultima ora, anche se non sempre si riesce.
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_x000D_Uno degli aspetti che ho sempre ammirato in voi è la capacità di pensare in grande. Quante volte questa lodevole attitudine si è dovuta scontrare con la contingenza?
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_x000D_Forse pensare in grande vuol dire anche pensare che, in una società come la nostra, ci sia spazio per festival come il Future Film Festival. E questo spazio, per essere percepito dal pubblico, deve essere in grado di creare emozioni, di stupire, di lanciare messaggi nuovi e proporre contenuti non scontati. La realtà è poi il banco di prova dove tutti i sogni, anche quelli più realizzabili, devono trovare fondamento e sostegno. Ed è evidente che tra i grandi progetti del Festival non tutti si sono effettivamente realizzati. Quest’anno, ad esempio, per la prima volta siamo diventati “produttori” di uno spettacolo-performance. Era una sfida, e non era scontato riuscirci. Ma provare a lanciare nuovi “sassi” nel mondo della cultura digitale e dell’animazione ci aiuta a tenerci sempre attivi e reattivi.
In un'edizione intitolata “La fine del mondo”, quindi incentrata sui disastri, la domanda è ovvia ma pertinente: come lo vedete il futuro prossimo? Forse migliore per i personaggi bidimensionali che per noi in carne ed ossa?
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_x000D_Come ho detto, per noi è stato un gioco quello di chiamare così questa edizione. Però i tagli alla cultura, e soprattutto il non considerare, a livello nazionale, la cultura come risorsa ma solo come “orpello”, non porterà lontano né gli esseri umani in carne ed ossa né i character animati. Da una ricerca del Sole24Ore per misurare l’impatto socio-economico dell'Opéra di Lione sul territorio è risultato che per ogni euro di sovvenzione pubblica, si ottiene una ricaduta positiva di circa tre euro. Bisognerebbe anche nel nostro paese occuparsi seriamente dell’economia della cultura.
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_x000D_Il festival è stato dedicato a Lucio Dalla, che rapporto avevate con lui?
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_x000D_Lucio è stato prima di tutto uno spettatore appassionato del Festival. Una persona che, telefonando prima, prenotava i suoi spettacoli e veniva a goderseli in sala. Per questo, da anni era un amico del Festival, una persona che pur sommersa da impegni e appuntamenti si godeva quello che della città gli piaceva di più. Tra cui anche il Future Film Festival, come ha lui stesso detto in una recente intervista. Nel 2011 poi è stato ospite del Festival perché prestò la voce al personaggio Apa del filmato che attualmente si trova nel Museo della Città a Bologna, e di cui al FFF abbiamo presentato l’anteprima. I contatti erano poi proseguiti, e i progetti in piedi con lui erano altri anche per il FFF2012. E invece, non avendolo più con noi, abbiamo deciso di tenere la sua presenza, virtualmente, con una dedica.
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_x000D_Avete mai pensato di abbandonare la manifestazione, tentati da altre strade e altri settori?
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_x000D_Abbiamo spesso pensato di ampliare la manifestazione, aggiungendo parti di incontri, mercato, attività che possano svolgersi tutto l’anno. Dal 2003 in effetti abbiamo lanciato il concorso Movi&Co, che mette in connessione giovani registi con aziende, una sorta di palestra per giovani autori. Dal 2005 abbiamo lanciato le attività del Future Film Kids, che portano a Bologna in vari luoghi, attività e proiezioni di film per i più piccoli. Abbiamo spesso nuovi progetti, e alcuni di essi vanno in porto, molti altri no. Ma non abbiamo mai pensato di abbandonare la manifestazione, casomai di arricchirla con altre attività, progetti, idee.
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_x000D_Solo un paio di anni fa quando usciva un film stereoscopico la frase di lancio indicava "anche in 2D". Ora è molto più frequente che il marketing suggerisca "anche in 3D". Cosa è cambiato in così poco tempo?
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_x000D_La stereoscopia non è più una novità, mentre gli esercenti continuano a tenere il prezzo maggiorato quando esce un film stereoscopico. Ed ecco che il pubblico cala, anche se non drasticamente. Inoltre, in Italia ha contato un caso strano di infezione agli occhi di una bambina, pare provocata da occhialini di un cinema. Infine, la stereoscopia è spesso usata come “gadget” per attirare gli spettatori e non come un vero e proprio “tool” in grado di cambiare la visione in sala. E così gli stessi spettatori, catturati da questo giochetto, dopo un po’ si stufano perché la stereoscopia è deludente. E bastano poche esperienze di questo tipo per scoraggiare lo spettatore a spendere in più per il biglietto.
Perché un film imperfetto ma tecnicamente ineccepibile come il francese "Un Monstre à Paris" non sarebbe possibile in Italia?
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_x000D_Per realizzare un film di quel tipo, ci vogliono degli studi abbastanza grossi da supportare il carico produttivo, e una sicurezza d’incassi che l’Italia non può garantire. Il film sta attualmente cercando distribuzione anche in USA, dove la première è stata accolta molto bene dal mondo dell’animazione.
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_x000D_Fin dal principio il festival ha avuto un legame solido con la Pixar. Siete mai stati negli studi californiani?
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_x000D_Sono stata nei loro studi, sia a San Francisco che in Canada. La caratteristica delle postazioni degli animatori, ognuno con un allestimento davvero strano, bizzarro e personale, dà benissimo l’idea di una azienda che, pur controllando tutto nei minimi particolari, lascia spazio alle persone per essere creative anche al di là del lavoro.
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_x000D_Qual è lo spettatore a cui vi rivolgete?
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_x000D_Il nostro pubblico è molto vasto, nel senso che abbracciamo diversi tipi di target: ci sono i professionisti, gli appassionati, gli studenti, e il pubblico generico che vuole scoprire cose nuove. Per questo, anche le proposte di incontri, proiezioni ed eventi sono studiate per soddisfare le diverse esigenze.
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_x000D_Ci sarà mai un Future Film Festival senza ritardi e file?
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_x000D_Un festival senza file non credo, un Festival senza ritardi, forse, neppure. Quando si organizza qualcosa in diretta, le cose che possono succedere e che complicano il normale svolgimento di uno spettacolo sono molte. Certo è che, quando avevamo quattro sale che andavano in contemporanea, c’era meno rischio di ritardi perché c’era più margine tra una proiezione e l’altra. Cosa che, con una sala e mezza e neanche per tutti i giorni, purtroppo non c’è. Le file, però, c’erano anche allora. E’ comunque il segno di una manifestazione che interessa molti, anche se capisco che questo crei qualche disagio. Da spettatrice, ho partecipato a tanti Festival e ovunque ho trovato file, e anche qualche ritardo.
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_x000D_Quando comincia il lavoro di organizzazione del festival? Ora che è appena terminata l'edizione 14 bolle già qualcosa in pentola per la successiva?
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_x000D_Di cose in pentola ne bollono sempre tante. Di solito iniziamo a lavorare ad un festival anche prima della fine di quello prima. Ci sono addirittura alcuni film o ospiti che seguiamo per anni, prima di portarli al Festival. Per questo è importante avere sempre una struttura che possa lavorare tutto l’anno, e non solo nei mesi che precedono una edizione.