
TRAMA
I gemelli Mantle sono stimati ginecologi: Elliot è più estroverso e di successo con le donne, Beverly è più riservato. Condividono a letto, a sua insaputa, una paziente.
RECENSIONI
L’opera più matura e delirante di David Cronenberg, agganciata alla realtà (è basata sulla vera storia di Stewart e Cyril Marcus, dal romanzo “Twins” di Bari Wood e Jack Geasland) e senza manifestazioni d’orrore esteriori, per quanto proiettata in un universo malato e distorto dove la Nuova Carne implode, concentrandosi sulle interiora, aprendo alla psicanalisi. Come se il desiderio dell'uomo/scienziato (qui è il ginecologo) di evolvere fosse il desiderio di colmare uno iato fra i generi maschile femminile che, nella disperazione dell'impotenza, mira o alla eliminazione della donna o alla ricongiunzione totale con il ventre primigenio, il seno cosmico che ci ha dato la vita per poi abbandonarci soli a noi stessi. Le suggestioni che emergono a ogni azione folle del protagonista(i) sono infinite: l'anelito a un potere carnale che la donna possiede innatamente potrebbe esprimere il desiderio inconscio del maschio di tornare alla “terra”, alla natura, dimenticando un cammino (della Scienza) tanto eccitante e sorprendente, quanto pericoloso e superbo. Contorto in modo conturbante, il film richiede di essere accompagnati nei meandri del terrore esistenziale dalla dualità nella magistrale prova di Jeremy Irons: per Cronenberg è fantascienza concettuale nel momento in cui è inconcepibile (cosa resta del sé?) che un essere possa essere identico all’altro. Se questo accade, la psiche umana va in pezzi ed evolve in uno stato mentale mostruoso: per l’autore, in questo senso, Dead ringers (prima c’era Dead Ringer, Chi Giace nella mia Bara? di Paul Henreid, con le “gemelle” Bette Davis) è direttamente collegato a Videodrome (e preconizzato da La Mosca, dove lo stesso Cronenberg interpretava un ginecologo). Ma se ha un padre putativo, è Lo Zoo di Venere di Peter Greenaway, su due fratelli etologi, la morte delle loro mogli, la carne in rovina.

Un rapporto di corpi, tre, due, assenza, si manifesta nelle linee di luce, negli acquari per uomini, appartamenti e relazioni spaziali in cui tutto si inizia ed in cui, inevitabilmente, la dissoluzione si compie, nel fuoco della purificazione del Videodrome come nel nulla farmacologico per i gemelli. Una ricerca inesausta dei Mantle, di Beverly in particolare, il più "infantile" dei due, della completezza: la loro unità è il sistema nervoso, le percezioni intellettuali (per chi si ricorda il magnifico trailer) scorrono in due corpi identici, sono le scosse ad indagare il mondo dall'interno materno; lo sfoggio di attrezzi, di acciai modulati nelle percezioni della distorsione, bracci ungulati e raschietti proiettano la volontà conoscitiva come tensione non puramente intellettuale. L'Unico ancora una volta è trino, alla naturalezza infantile ed alla freddezza matura, semplificando per Elliott e Bev, manca la carnalità - parrebbero uniti da una pulsione omosessuale ma del tutto latente -, il corpo come necessario mezzo di invasione del mondo, ecco dunque la ricerca dei bambini prodigio, anormali, separati dagli altri ma uniti indissolubilmente - come negli incubi di Claire. Fusi nell'immobilità, nella fluida lentezza dei movimenti: la loro diversità si deve penetrare, non può essere altrimenti, con la mutazione, l'utero triforcuto dell'attrice attende di accoglierli entrambi, un ritorno vagheggiato ed impossibile. La messa in scena delle proprie morti avviene così come nei giochi di bambini, un happening surreale in cui la ri-unione si protende nella scissione, la dissoluzione del corpo, in atto dopo la frustrazione sentimentale (la fragilità del genio incompleto), prelude solo alla disgregazione finale che prende forma nel delirio. Le luci e la fotografia di Peter Suschitzky velano l'universo di rigida angoscia progettato da Cronenberg, affascinato per lungo tempo dalla vicenda reale dei fratelli Marcus, ginecologi gemelli morti in modo misterioso: la fusione dei temi ed il viluppo paranoide tipico della sua migliore produzione si distende e mostra come vertigine. La necrosi progressiva dei rapporti e della singola esistenza compare nei gesti, nei perfetti accenni di Jeremy Irons, altero ed infantile, capace di definire con il minimo scarto due personalità tanto differenti, anche nelle sfumature del legame con Genevieve Bujold.
