Drammatico, Recensione

INNOCENZA INFRANTA

Titolo OriginaleInventing the Abbots
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1997
Durata110'

TRAMA

Hacey, Illinois, 1957: le vite dei fratelli Jacey e Doug Holt ruotano intorno alla famiglia del ricco Abbot e alle sue tre splendide figlie. Jacey la detesta e tenta di sedurre una delle tre finché il padre non la allontana. Doug ne frequenta un’altra.

RECENSIONI

In questo I Peccatory di Peyton a Hacey, Illinois, Pat O'Connor ritrova lo Yorkshire di Un Mese in Campagna e la campagna irlandese di Ballando a Lughnasa: anche qui sono protagonisti due ragazzi, la fotografia solare nella provincia, il passo avvolgente d'una raffinata messinscena nel passato, il dramma e la dolcezza delle esistenze, un delineamento sopraffino dei caratteri (splendido quello della madre vedova) e interpreti che mettono l'anima nei loro personaggi. L'evoluzione dei vissuti dei caratteri descritti dallo sceneggiatore Ken Hixon segue la distanza che oppone i due fratelli (un Jacey colmo di rabbia, che "s'inventa gli Abbots" fino a odiarli e un Doug più candido e mansueto: ottimi sia Billy Crudup che Joaquim Phoenix) per intrecciarla con quella di tre sorelle (la perversa, la dolce, la sottomessa). La menzogna di provincia ("l'invenzione”) corrompe gli animi e segna esistenze intere, sporcando irrimediabilmente quella di Jacey (che cerca solo vendetta) e dell’impudica Eleanor (una Jennifer Connelly maliziosa, protagonista di sequenze scabrose: gambe aperte sotto il tavolo, sorriso provocatorio e di sfida nel giocare di seduzione con entrambe i fratelli anche in presenza del padre). L’odio semina dolore, inquinando anche l’innocenza di Doug (che sogna Eleanor mentre tocca Pamela) e Pamela (Liv Tyler, in un potente e amaro colpo di scena in zona finale), protagonisti d'una travagliata e dolce storia d'amore, simbolo, al contrario, di un anelito alla pacifica convivenza. Lontana dalla mera operazione memoriale (co-prodotta dall'esperto in "graffiti" Ron Howard), l'opera assomiglia di più a un torbido melodramma alla Tennessee Williams o alla Douglas Sirk, ma è più attenta al sentimento, alla sensibilità e misura di sguardo che all'effetto plateale. Bellissimo e sottovalutato.