Drammatico, Recensione

INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO

TRAMA

Il capo della Sezione Omicidi uccide l’amante. Nonostante la mole non indifferente di indizi contro di lui, nessuno pensa a metterlo sotto accusa.

RECENSIONI

Opera potente, nata da una geniale idea dostoevskijana (Delitto e castigo, ma la citazione finale è da Il Processo di Kafka) dipanata in modo intrigante, psicanalitico e sociopolitico. I temi sono, da un lato, la corruzione del potere, il pericolo di uno Stato di Polizia, la devozione parossistica al Dovere e all’Ordine; dall’altro l’affermazione del proprio Io (intaccato) con ogni mezzo, finanche irrazionale. L’ex-capo della Omicidi, da poco dirigente politico della Questura, di un (grandissimo) Volonté è combattuto fra il dimostrare, a se stesso, che non è il bambino che l’amante scherniva e, all’esterno, in modo delirante, che l’Autorità è inattaccabile, che ha sempre e comunque ragione. Qui si genera la discrasia nella sua mente: come meglio affermare quest’ultimo principio? Essendo sospettato ma intoccabile o autodenunciandosi nel momento in cui è assodato che il Sistema si basa sui rapporti di potere e non sulla legalità? Il finale aperto, che preferisce il Sogno alla Realtà, stratifica ancor di più i significati possibili. La regia di Petri ama i preziosismi e rinviene un registro narrativo vincente, tanto più allarmante in quanto grottesco e/benché realistico. L’arrogante poliziotto che equipara sovversivi e criminali; i suoi metodi fascisti che lo portano al vertice delle Forze dell’Ordine con il motto “La repressione è civiltà”: il film è certo inficiato da un’enfasi ed una rabbia figlie degli anni della Contestazione. Senza mezzi termini, demonizza lo Stato e santifica i giovani comunisti (nel sogno finale, i politici corrotti portano anelli vescovili da…DC). Ma è anche vero che rischiò il sequestro proprio in quanto opera “sovversiva”, allontanando molti dubbi sul clima esecrato. Per fortuna ed invece, vinse l’Oscar e il Gran Premio della Giuria a Cannes. Indimenticabili Florinda Bolkan nel ruolo di una pervertita sadomaso con vestiti sfiancati da urlo e il tema musicale di Ennio Morricone.