TRAMA
Nel 2030 Fabio Sinceri deve convolare a nozze con la sua facoltosa fidanzata Bea e, considerando che è ancora legalmente sposato con la sua ex moglie Elena, decide di andare a sposarsi su Marte, in cui non c’è alcuna giurisdizione. Per sua sfortuna suo figlio Giulio lo coglie in flagrante e lo segue su Marte accompagnato dalla sua fidanzata Marina, la quale ha intenzione di far scoprire la finta relazione tra due popolari influencer. Purtroppo Giulio, durante una gita nello spazio, viene risucchiato da un mini buco nero…
RECENSIONI
Di certi film non si dovrebbe proprio parlare, perché non sono cinema. E invece no: di certi film bisogna parlare proprio perché non sono cinema. Del resto, i cinepanettoni non hanno mai storicamente avuto a che fare con la settima arte. Semmai con la cultura, con la società, con il costume. «Drammaturgicamente i film di Natale spesso sono ordinari, molte volte ripetitivi, orgogliosamente grossolani. Sono un po' il discount del cinema. Ognuno di loro si può smontare, stroncare e rimontare con grande facilità. Sono film semplici, non disonesti», disse Christian De Sica nel 2008. Concetti inattaccabili, che a cavallo tra anni '80 e '90 hanno fatto la fortuna del filone. Il successo delle varie Vacanze di Natale è dipeso proprio dalla loro eterna coazione a ripetere, funzionale all'atmosfera rituale dell'albero e del cenone. Qualità e originalità non ci sono perché non devono esserci, pena l'infrazione del cerimoniale. Una macchina a suo modo perfetta, capace di rendere non solo superfluo ma persino ridicolo il ruolo della critica e dell'analisi contenutistica. Anche gli amanti dei cinepanettoni, però, sanno che il cinepanettone ad un certo punto è clinicamente morto, in modo drastico e irreversibile. Complici l'invecchiamento dei protagonisti (De Sica e Boldi su tutti, con annessa scissione) e l'emersione di nuovi talenti comici. Checco Zalone sbanca, intercetta trasversalmente una fetta amplissima di pubblico e non fa cinepanettoni; anzi, la sua formula ibrida l'elogio / sfottò del cozzalone (l'ignorantone) con la morale buonista e didattica, proprio ad uso e consumo familiare. Zalone è rappresentante di un cinema educato e ripulito, solo apparentemente trasgressivo e scorretto. Tutto questo per dire che stupisce, ora, rivedere in In vacanza su Marte – il cui titolo di lavorazione era, lo scopriamo dai blooper a fine pellicola, un per nulla casuale Un Natale su Marte – i segnali e le caratteristiche di un modus operandi nascosto sotto il tappeto con vergogna due lustri fa.
Il nuovo film di Neri Parenti è un ritorno alle origini architettato con tale sfacciataggine da assumere quasi una connotazione politica. Dopo anni di tentativi “altri” (gli esili sentimentalismi di Colpi di fulmine, 2012, e Colpi di fortuna, 2013; le derive brizziane di Poveri ma ricchi, 2016, e Poveri ma ricchissimi, 2017), si riprende in mano la situazione con una strafottenza e un disinteresse per “le cose del mondo” che ha qualcosa di rivoluzionario e di – vedi sopra – vivacemente trasgressivo. Facile – e probabilmente corretto – pensare si tratti di semplice e banale pigrizia creativa, ma a noi piace sognare, ripensando a Tomasi di Lampedusa e al suo “Cambiare tutto affinché tutto resti uguale”. Con un budget ormai ridotto all'osso, Parenti & Co. si affacciano per la prima volta al multiverso delle piattaforme online (qualcuno ha azzardato il neologismo “telepanettone”) con la consapevolezza che il loro lavoro non vedrà mai il buio della sala, cercando di educare una nuova tipologia di spettatori ai loro vecchissimi stilemi, ipotizzando di poter conquistare la platea dei figli nello stesso modo in cui avevano ammaliato quella dei genitori. Via liberissima quindi ad una trama catarticamente priva di alcuna logica, ad un'ambientazione marziana che potrebbe essere qualunque altra cosa (perché in fondo Marte è la nuova Las Vegas), a sketch di ammirevole e indomita povertà («Insomma, sei in un cul-de-sac», «Esatto, e per uscire da questa situazione mi ci vorrebbe un sac de cul!») e al clamoroso ritorno delle faccette e delle smorfie sull'omosessualità. In vacanza su Marte è un disastro, epocale; ma mai come stavolta sembra di assistere ad un'operazione tanto sbagliata quanto consapevole, con una precisa intenzione e un dichiarato scopo. Non si tratta di adattare il proprio linguaggio alla contemporaneità (Lockdown all'italiana), ma di restaurare e ristabilire quella nostalgica realtà parallela in cui l'attuale e il contemporaneo sono zavorre di cui sbarazzarsi senza il minino pudore.
