
TRAMA
I tre hanno rapinato una banca in Arizona: Wiilliam resta ferito e, per seminare gli inseguitori, i tre si accingono ad attraversare il deserto. Incontrano una donna che, prima di morire, affida loro il suo neonato.
RECENSIONI
All’epoca, erano state già cinque le versioni di questo bellissimo, commovente e (simbolicamente) religioso racconto breve di Peter B. Kyne, una delle quali ad opera dello stesso John Ford, nel 1919 (Uomini Segnati). Splendido lo scenario del deserto del Mojave (rinvenuto nella Death Valley), esaltato dall’ottima fotografia in technicolor di Winton Hoch: come non mai nel cinema dell’autore, il paesaggio diventa protagonista e contrappunto amaramente ironico della parabola. Uno dei western più insoliti mai realizzati, dedicato all’amico Harry Carey scomparso l’anno precedente e interprete di due versioni cinematografiche del racconto: i tre malviventi sono come i Re Magi in pellegrinaggio verso la salvezza, vedono la “cometa” nelle prove del deserto e si prendono cura di un bambino che li testimonia, avendogli la madre dato il nome di tutti e tre. La meta, non poteva essere altrimenti, è New Jerusalem nel giorno di Natale. Nei momenti di difficoltà, poi, ci sono anche miracoli (l’asino e il cavallo) e angeli (nel delirio senz’acqua, che sia un’allucinazione o meno, i magi periti fanno forza al sopravvissuto). Nel dipingere la natura cinica e sentimentale dei tre “buoni peccatori”, John Ford non è stato mai più persuasivo: merito, anche, delle battute acute scritte da Laurence Stallings e Frank S. Nugent; merito, anche, delle prove dei tre protagonisti, fra un burbero John Wayne, un caloroso Pedro Armendáriz e lo sfortunato (perché giovane senza più scelte) ragazzino di Harry Carey jr. Ridistribuito in Italia nel 1964 con il titolo Il texano.
