Drammatico, Recensione

IN FONDO AL CUORE

Titolo OriginaleThe Deep End of the Ocean
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1998
Durata106'

TRAMA

Ben, tre anni, scompare. La madre è disperata. Nove anni dopo bussa alla sua porta un bambino che gli assomiglia.

RECENSIONI

Dopo Pensieri Pericolosi Michelle Pfeiffer ha perseguito una precisa “linea editoriale”, scegliendo per lo più soggetti edificanti, fortemente melodrammatici e retorici. Una "poetica etica" che annulla la finezza psicologica di un regista teatrale e stanislavskiano dall'onorata (almeno fin qui) carriera. La cifra stilistica dell'egoismo divora il personaggio principale e la diva che lo interpreta: il film è chiuso (in modo claustrofobico) nel dolore di una madre che trascura la propria e la vita altrui, e nell'ansia di protagonismo d'una primadonna che ruba a spintoni la scena ai comprimari. Ulu Grosbard, alla luce della parte finale, prova a "staccare" il più possibile sui volti dei bambini (trascurati fuori e dentro il film), per cantare anche il loro tormento: ma l'attrice pretende l'accentramento degli sguardi, concede un metro quadro di scena (per le scene migliori, quelle fra fratelli) solo nell'ultimo quarto d'ora, una volta assodato che la presa di coscienza del suo personaggio avvalla come un vanto la sofferenza individualista fin lì ostentata. La mancanza di sfumature (la famiglia programmaticamente perfetta, superfluamente e artificiosamente giustificata anche negli errori più comprensibili, ispirati da giuste motivazioni), la psicanalisi da soap opera, il cinema tanto televisivo da poter passare (inosservato) in un contenitore come "Donne al Bivio", sono una vittoria della Pfeiffer (mai così antipatica nella confusione che si crea fra esigenze di stella e di ruolo) quanto limitatezze imperdonabili del regista che, forse ingenuamente, ha creduto nella soggettiva (delimitare il film come il personaggio) e nella catarsi (l’apertura ai bisogni del prossimo verso il finale), senza fare i conti con la vanità.