TRAMA
Sasha, Romeo, Cosma e Gilda sono i quattro figli di Victor Anghelescu, con il quale si ritrovano per una tranquilla cena di famiglia. I figli hanno da poco scoperto che, durante il regime di Ceausescu, Victor ha impedito a molte donne di abortire, sia per motivi legali che per le sue personali convinzioni morali e religiose. La notizia sconvolge completamente l’equilibrio del nucleo familiare, con i figli che provano rabbia e sdegno per le scelte del padre, mentre quest’ultimo è tuttora convinto e orgoglioso delle proprie azioni. Volano parole grosse e insulti e si arriva quasi alle mani. La famiglia cela però un altro segreto, ancora più sconvolgente: i gemelli Sasha e Romeo stanno portando avanti da tempo una clandestina relazione incestuosa.
RECENSIONI
E se un sistema morale non fosse immutabile, nel tempo e nello spazio? Se la comunità degli uomini non avesse finito di interrogarsi, stabilendo libertà e limiti, ma ci fosse ancora molto da discutere? Con Ilegitim e Fixeur girati nello stesso anno, Adrian Sitaru compone un dittico non solo sulla Romania oggi, ma sulla relatività dell’etica, sulla necessità di riflettere costantemente su di essa. Qui lo Stato rumeno è il punto di partenza: nell’incipit di Illegittimo il capofamiglia, Victor, viene attaccato dai figli perché durante il regime di Ceausescu denunciava le donne che abortivano, e così il pranzo famigliare si riconverte in un’accesa discussione. «C’è solo un fattore che separa la vita e la morte: il tempo» dice il padre, avvertendo implicitamente, lasciando una traccia sulla rilevanza della collocazione cronologica: ciò che era valido ieri non lo è per forza oggi e non lo sarà domani. Ecco perché, secondo lui, il ruolo di sentinella anti-aborto nella dittatura era lecito: perché era previsto per legge e abortire è sbagliato, infatti le donne morivano per l’aborto e non per il suo divieto, a suo avviso, in una logica “scientifica” personale che tasta le molteplici possibilità di interpretare il reale. I figli, più aperti e progressisti, pensano il contrario. Alzata la temperatura, per difendere la liceità della propria posizione l’uomo rivela ai gemelli che con la libertà di aborto essi non sarebbero mai nati: la defunta madre voleva liberarsene con l’interruzione di gravidanza, è stato lui a impedirla. È così che subito viene messa in dubbio l’immutabilità dell’etica a confronto con la vita, qualunque etica e di tutti i personaggi, ponendo i gemelli a sostenere proprio quella libertà che, se attuata, non li avrebbe concepiti. Ma c’è di più: il posizionamento viene reso ancora più ambiguo a partire dalla prima scena, la camera fissa nell’abitacolo dell’auto, in cui i parenti sono impassibili mentre Sasha e Romi si guardano e parlano dolcemente; a seguire ecco il titolo Ilegitim che emerge in bianco su sfondo nero. Sitaru già fornisce l’indizio decisivo: i due gemelli si amano, non è un legame fraterno bensì un amore fisico, sono innamorati l’uno dell’altro. E questo, per la società, non è legittimo.
I due fratelli fanno l’amore e Sasha resta incinta. E allora che fare? Se per alcuni l’aborto era illegittimo, per altri vietarlo era sbagliato, come porsi dunque davanti all’incesto? «Filtriamo la realtà attraverso il pregiudizio», dice ancora il padre, ed ecco l’urgenza di considerare una questione alla luce del qui e ora, del noi e non degli altri, della pratica e non della teoria. È così che, repentinamente, i partiti si riposizionano: Sasha vuole abortire, Romi tenere il bambino, il padre rivolta totalmente la sua posizione storica e sostiene l’interruzione. L’ex esecutore di regime subisce ora la vendetta delle circostanze, l’antiabortista fornisce il contatto per abortire. Ma, perfino più di lui, a instillare il dubbio è la posizione radicalmente sentimentale di Romi: in alcuni paesi l’incesto è legale, afferma il gemello maschio, e Freud lo teorizzava come istinto innato. Si innesca una rielaborazione etica, un supplemento di riflessione su un problema, una riconsiderazione in virtù di nuovi elementi (sociali, materiali, amorosi): «Non è possibile in una società normale», secondo Sasha, e così le possibilità si moltiplicano, ognuno ha la propria, la prospettiva di pensiero si sdoppia. L’una non è più “giusta” né “sbagliata” dell’altra. Portato al parossismo, il nodo viene sciolto fuori campo, nell’arco di un’ellissi che contiene l’esercizio del libero arbitrio da parte della donna.
Se Fixeur è imperniato su un fatto, un’inchiesta giornalistica in cerca della notizia, Illegittimo inscena invece la gradualità dell’elaborazione: qui non c’è un evento fondante (la gravidanza è l’innesco) ma la costruzione di un concetto, l’edificazione di una posizione, l’avvio di una discussione sulla relatività del reale mediante il confronto sull’opportunità di un aborto. Sitaru la documenta girando in due settimane e con un solo ciak per scena, muovendosi al confine con la non-fiction, in grado di far emergere la questione dal quotidiano: non c’è mai il tema che si impone, nei suoi film, ma affiora naturalmente dallo sviluppo del racconto, dalla vita delle persone, dai gesti di routine come un pranzo di famiglia, insomma dalla normalità. È qui che si rintana il dubbio etico: la narrativa del rumeno è terreno di rovelli morali intricati che l’uomo è chiamato a sciogliere, superando il luogo comune, interrogandosi con sofferenza su di sé e sulla società intorno.
Nel finale si ricompone la tavola famigliare, il padre accetta il nascituro, per questi Marguerite e Julien lo Stato non sceglie la ghigliottina. Il quadro felice viene impresso in fotografia: solo l’altra sorella si esclude in disparte e condanna con lo sguardo. Nel nuovo parametro, adesso, un figlio di due gemelli è diventato legittimo. Per quasi tutti. Raramente si è visto tratteggiare un problema tanto complesso, un nodo così indecidibile: in questo Sitaru consegna il cinema migliore, quello che coltiva il dubbio.