TRAMA
Dopo una tempesta di sabbia, un aereo precipita nel deserto. Fra i passeggeri c’è chi impazzisce, chi s’incammina a piedi, chi preferisce aspettare i soccorsi e chi ha un progetto per far decollare il velivolo.
RECENSIONI
Ottimo dramma psicologico di sopravvivenza all’esterno (il torrido deserto) e all'interno (nelle dinamiche di gruppo): due ore e mezza magnificamente giocate sulla definizione dei caratteri e sulla tensione. Il ricco cast annovera bravi interpreti, fra cui Ernest Borgnine nel suo ruolo principe (il rozzo tonto), il solito James Stewart incarnazione dell'uomo affidabile e un Hardy Kruger freddo e misurato; ma il deserto gioca brutti scherzi e, pian piano, volano ovunque schegge di follia che spiazzano lo spettatore, lasciandolo senza punti/personaggi di riferimento: è forse questo l’elemento più curioso in una pellicola che s’interroga anche sui meccanismi d’identificazione fra pubblico e ruoli nella rappresentazione, giocando sugli stereotipi dell'immaginario collettivo. Nel microcosmo di superstiti dove, non casualmente, sono ritratte varie razze (spagnoli, scozzesi, americani, inglesi, tedeschi), l’antipatico si rivelerà salvatore, il buono uno sgradito disfattista, il sergente simpatico un vigliacco omicida. E, contro ogni previsione, non è il contabile delicato il primo ad impazzire. Anzi, sarà il più equilibrato, mentre l'inattendibile personaggio di Richard Attenborough appare il più giudizioso. Lo scontro fra Stewart e Kruger, crucco superbo e autoritario, è un gioco al massacro dei pregiudizi e c’è più di una fenice che rinasce dalle ceneri. Grandioso il prologo iniziale, con i titoli di testa che partono proprio durante la tragedia, in stop-frame; inquietante la risata di Attenborough per la beffa pre-finale; memorabile la tensione con le "cartucce" di accensione. È anche il canto del cigno di una generazione di avventurieri fondata su istinto e intraprendenza personale e il saluto (rassegnato) al nuovo mondo delle tecnologie, del tecnicismo, della razionalità fredda ma dispensatrice di efficacia ed efficienza. Sceneggiatura di Lukas Heller (Che Fine ha Fatto Baby Jane?) da un romanzo di Elleston Trevor, alias Trevor Dudley Smith.