Drammatico, Recensione

IL VENTAGLIO DI LADY WINDERMERE

Titolo OriginaleLady Windermere's Fan
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1925
Durata87'
Sceneggiatura
Tratto dadalla commedia di Oscar Wilde

TRAMA

Lord e Lady Windermere sono una coppia felice, benché l’intraprendente Lord Darlington attenti con una costanza che ha dell’ammirevole alla virtù della giovane signora. Lord Windermere riceve un biglietto da Mrs. Erlynne, un’avventuriera di dubbia fama, che gli richiede un incontro. La donna svela a Lord Windermere di essere la madre di sua moglie, da lei creduta morta e idolatrata quale modello di cristiane ed elette virtù. Per evitare uno scandalo, Lord Windermere accetta non solo di mantenere Mrs. Erlynne, ma di favorire il suo reinserimento nella buona società londinese. I pettegolezzi fioccano, e la situazione precipita quando Mrs. Erlynne si presenta, non invitata, alla festa di compleanno di Lady Windermere.

RECENSIONI

IL REGISTA

Ernst Lubitsch (1892-1947) non ha bisogno di presentazioni o panegirici: il suo cinema è l'essenza stessa dell'eleganza e dello humour, acuminati dal cinismo e impreziositi dalla malinconia. Padre fondatore e insuperato maestro della commedia sofisticata, molte delle sue opere sono autentiche pietre miliari del genere, nonché del cinema: Mancia competente (1932) è probabilmente la più celebre, Vogliamo vivere (1942) di certo la più struggente. Il ventaglio di Lady Windermere è il quarto film realizzato dal regista per la Warner Bros.


LO SCENEGGIATORE

Tra i meriti dello sceneggiatore Julian Josephson c'è quello di avere mirabilmente condensato in immagini, prima ancora che in didascalie, l'essenza della commedia di Wilde. Lo script riduce drasticamente il numero dei personaggi previsti dalla commedia (Lord Augustus assomma in sé altre figure, su tutte quella di Cecil Graham, all'origine della 'scandalosa' scoperta del ventaglio nell'appartamento di Lord Darlington) e gioca liberamente con la durata dell'azione, inserendo un consistente prologo (in cui Lord Windermere fa la conoscenza di Mrs. Erlynne e si convince ad aiutarla) del tutto assente nella pièce (anche se il materiale deriva direttamente dalla pettegola rhesis della Duchessa di Berwick al primo atto).

GLI ATTORI

In un film come questo, in cui l'azione propriamente detta è ridotta ai minimi termini, gli interpreti giocano fatalmente un ruolo decisivo. Irene Rich (Mrs. Erlynne) è straordinaria nel ruolo di una 'donna perduta' che non ha niente della mondana o dell'avventuriera, e ha invece molto della mater dolorosa, senza che dietro a questa connotazione emergano ipocrisia o 'pentimento' borghese, ma autentica disperazione e una vena di rassegnata mestizia. Non meno in parte May McAvoy (Lady Windermere), che conferisce al personaggio dell'ingenua tutta la freschezza e l'atroce intransigenza del caso. Meno brillanti le performance del cast maschile, con la sola eccezione dell'inappuntabile Edward Martindel (Lord Augustus), mentre una menzione d'onore spetta al trio di caratteriste, capeggiate da Carrie Daumery (Duchessa di Berwick), cui Lubitsch assegna la funzione di piccolo, morboso Coro, a scandire gli sviluppi della vicenda.


GLI ALTRI

Tra i prodotti più squisiti del teatro in lingua inglese, le commedie di Oscar Wilde (1854-1900) hanno attratto spesso l'interesse del cinema, principalmente in forza della grazia graffiante di battute che sembrano ideate per essere inserite in una sceneggiatura, o per sostituirla tout court. Nei casi migliori ne sono derivati film che sono superbi esempi di teatro filmato, negli altri, modesti sceneggiati per il grande schermo, ad onta della qualità dei dialoghi. Il ventaglio di Lady Windermere è una delle poche, felici e paradossali eccezioni alla regola. E il paradosso è che si tratta di un film muto, quindi di per sé impossibilitato ad avvalersi dello humour spietato e delle sottigliezze linguistiche che Wilde dissemina quasi in ogni battuta.Un altro adattamento della commedia (Il ventaglio) è stato diretto nel 1949 da Otto Preminger, che l'anno precedente aveva portato a termine l'ultimo film di Lubitsch, La signora in ermellino.

IL FILM

La pièce, che ha per sottotitolo 'Una commedia su una donna buona' ('lei sposa una donna molto buona', dice nel finale Lady Windermere a Lord Augustus), è basata sul tema del doppio. Lady Windermere, giovane, inesperta e fatalmente moralista, fronteggia la matura, navigata e 'corrotta' Mrs. Erlynne, senza sapere che si tratta della propria madre. Le due donne, che si chiamano entrambe Margaret, seguono un percorso opposto e speculare: la prima, convinta che il marito la tradisca con Mrs. Erlynne, sta per accettare le profferte del galante Lord Darlington, reiterando l'errore commesso dalla madre, ma quest'ultima la persuade a ritornare a casa e ne copre la fuga dall'abitazione di Lord Darlington, facendo credere agli invitati di quest'ultimo di intrattenere ella stessa una relazione con l'uomo, e rischiando così di mandare a monte i propri progetti matrimoniali con l'affabile e non troppo accorto Lord Augustus. Così facendo, Mrs. Erlynne conferma l'esattezza dell'assunto, in sé meramente moralistico, enunciato all'inizio della commedia da Lady Windermere: 'la vita è un sacramento, il suo ideale è l'amore, la sua purificazione è il sacrificio'. Rinunciando alla propria potenziale felicità per salvare il matrimonio della figlia, Mrs. Erlynne ripara (senza confessarli alla diretta interessata) gli antichi errori e può quindi dire addio alla giovane signora, dopo averne ricevuto in dono il ventaglio del titolo, e non senza avere recuperato in extremis, con somma abilità, il non troppo recalcitrante Lord Augustus. Passato, presente, sincerità, menzogna e dissimulazione sono gli ingredienti di un elogio, discreto quanto vivido, dell'amore materno, presentato nelle vesti paradossali di un'avventuriera che insegna a una donna di perfetta virtù che 'il mondo è lo stesso per tutti noi, e il bene e il male, il peccato e l'innocenza, lo attraversano per mano'.

Rimosso il limite insito nell'unità di tempo (l'azione della commedia inizia nel pomeriggio di un martedì e dura meno di ventiquattro ore, il film segue eventi che si snodano nellar'co di alcuni mesi), Lubitsch può seguire, da un lato, le schermaglie sentimentali di Lady Windermere e Lord Darlington (al regista è sufficiente una sapiente alternanza di primi piani e totali per cogliere l'attrazione e i sensi di colpa che di volta in volta prevalgono nell'animo di Margaret), dall'altro, il progressivo avvicinamento di Mrs. Erlynne al mondo della figlia (l'inquadratura che coglie la donna, presenza deliziosamente incongrua con il suo cappellino, tra i cilindri dei signori alle corse dei cavalli, ne prepara l'apparizione ex machina nel salotto di Lord Darlington). Le didascalie, sebbene presenti in misura consistente, non sono necessarie per esprimere sullo schermo il disordine della vita di Mrs. Erlynne (è sufficiente la pila di conti di pagare, caotica quanto il fascicolo di documenti che attesta la sua natura di madre di Lady Windermere) o la gelosia nutrita di malintesi della giovane Margaret, che sorprende il colloquio tra Mrs. Erlynne e Lord Augustus, senza poter vedere l'uomo, nascosto da una siepe [e immaginando, con(tro) ogni evidenza, che al di là della medesima si trovi il proprio marito]. Più ancora che per le invenzioni eminentemente registiche, però, il film è notevole per la fittissima trama di sguardi che attraversa e informa ogni sequenza: sguardi che soppesano e giudicano (il coro delle pettegole, belve assetate di indiscrezioni, facilissime però a domarsi), che testimoniano sordide e inconfessate complicità (il sorriso beffardo che Lord Darlington rivolge a Lord Windermere mentre lo aiuta a occultare il messaggio di Mrs. Erlynne), speranze impossibili (la confessione di Lord Darlington), rivelazioni inattese (il colloquio tra figlia, inconsapevolmente crudele, e madre, necessariamente e dolorosamente reticente), attimi di pura e rivoluzionaria sorpresa (la porta che si spalanca su quella che supponiamo essere Lady Windermere, ed è in realtà Mrs. Erlynne).

Commedia degli equivoci, tragedia dei silenzi, specchio della vita, epitome dell'arte, il film è anche, per fortuna, acutamente refrattario a ogni velleità di forzato ottimismo vittoriano (l'ambientazione è. seppur vagamente, contemporanea) e rinuncia persino al finale lieto, sostituito da un epilogo aperto, rapido e allusivo (il confronto tra Mrs. Erlynne e Lord Augustus, con la simulata indignazione della donna e la reazione interdetta del maturo corteggiatore), quasi più wildiana di quella della pièce.