Recensione, Western

IL VENDICATORE DI JESS IL BANDITO

Titolo OriginaleThe return of Frank James
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1940
Genere
Durata92'

TRAMA

Saputo che i fratelli Ford hanno ucciso suo fratello Jesse, Frank James attende che lo Stato faccia giustizia. Quando comprende che gli è negata, cerca la vendetta personale.

RECENSIONI

Seguito non all’altezza del convincente Jess il Bandito di Henry King, per quanto Fritz Lang ne approfitti per tornare sull’argomento vendetta del suo magistrale Furia (1936) e sul tema giustizia di Sono Innocente! (1937). L’uomo onesto che pareggia i conti dimostrando la propria innocenza, il suo rapporto con una società iniqua che lo porta ad agire da solo dopo essere stato tradito da tutti: l’evidente proseguimento di un discorso personale ed autorale fa storcere meno il naso di fronte ad un fiacco prodotto di consumo (non aiutato dallo scadente doppiaggio nostrano). L’opera non è sorretta neanche da una vena figurativa degna di sguardo o da quel piglio drammatico efficace del regista, soprattutto nel momento in cui opta maggiormente per uno spirito “leggero” che gli riesce meglio nel coevo Fred il Ribelle: in questo caso, la commedia non è nelle corde di un genio delle atmosfere angoscianti e di un ritmo trascinante nella sua spietatezza (nel film citato, il dramma cupo infine prende piede). Eppure, sorge il dubbio che, “costretto” a rappresentare il trionfo della verità e delle istituzioni, Lang la butti sul ridere proprio per sminuire la portata e l’efficacia del messaggio positivo: dà la misura di ciò tutta la parte del processo, in cui la vena comica è portata agli eccessi, anche grazie al divertente personaggio del vecchio maggiore-giornalista di Henry Hull (figura/attore presente anche nel precedente film, come il Frank James di Fonda). Il tema del ragazzino che ha fretta di diventare grande, quello della donna che vuole liberarsi dal giogo dei ruoli femminili, tutta la presa in giro della genesi dei miti del West (gustosa la mistificazione teatrale osservata dalla leggenda stessa, Frank James): tocchi ironici che offuscano drammi e azione (da citare però la rincorsa a cavallo da cinema poliziesco), probabilmente voluti, ma più John Ford non riuscito che Fritz Lang. I colori accesi fanno venire nostalgia del bianco e nero di King. Debutto della dea della bellezza Gene Tierney e promozione a protagonista di Fonda.