TRAMA
Un uomo con una moglie ricca e tiranna crede un giorno di essere diventato vedovo. La sua gioia è però destinata a durare poco: sua moglie è viva e vegeta; decide allora di provvedere ad eliminarla.
RECENSIONI
Alberto Sordi può permettersi qualunque cosa, anche di interpretare un aspirante omicida senza scrupoli, un incapace mantenuto ed interessato, un donnaiolo impenitente. In ogni caso non si può fare a meno di fare il tifo per lui, fino a sperare che sua moglie sia morta sul serio, fino a sostenere (sia pur scherzosamente) i suoi progetti uxoricidi. Di più: il suo personaggio suscita persino immedesimazione, quella di ogni marito insofferente e un po' vessato. E nonostante si tratti di poco più che una macchietta questo uomo (quasi) comune rimane un ordinario mediocre, antieroe, perdente (il suo buffo fallimento viene intuito fin dal principio) che si inserisce perfettamente nella galleria di figure incarnate dall'attore italiano più popolare e rappresentativo. Questa commedia nera si snoda scorrevole tra trovate comiche sempre accattivanti (bella la scena in cui Sordi propone l'omicidio ai futuri complici e tutti avanzano obiezioni, ma solo agli aspetti tecnici del piano!). Accanto a
Sordi una scelta felicissima: nessuna attrice poteva interpretare meglio di Franca Valeri la moglie non attraente, decisa e furba, cinica e intelligente, una donna che chiama il marito "cretinetti" e la fa sempre franca. Quale coniuge non vorrebbe eliminarla? Quale spettatore resisterebbe alla sua inimitabile autoironia e carica comica?
Risi era la punta di diamante della gloriosa commedia all'italiana: maestro nel bozzettismo che contempla sullo sfondo la critica sociale e di costume, fu il primo a rompere con i facili moralismi ed il buonismo del neorealismo rosa per sposare il riso amaro, feroce, sardonico. Ha trovato dei perfetti interpreti in Sordi prima e Gassman poi, co-registi per la loro forte ed inconfondibile presenza scenica: le parti erano loro cucite addosso e, da buoni animali della scena, la loro prova diveniva sempre l'attrazione principale. Qui è Sordi il divertentissimo mattatore della situazione, l'ideale maschera tragicomica con cui Risi prende a bersaglio il capitalismo industriale milanese fra strozzini, falchi pronti sulla preda e ipocriti al servizio del dio denaro. Fra tanta desolazione, Risi prova più simpatia per i due perdenti, il personaggio di Sordi e quello del nobile decaduto: nonostante siano pure dei nostalgici del fascismo, meritano pietà in quanto oppressi e messi alle corde dalla vita (che scelgono), nonché dalle mogli/donne in genere (latente misoginia: l'amante bolognese materialista, la madre del marchese che non permette al figlio di sposare le popolane). Con interpreti di tale levatura (grande anche Franca Valeri) e una sceneggiatura di ferro (cui collabora anche Sonego), ha tutte le carte per diventare un classico ma cade proprio sul finale sbrigativo, da barzelletta.