TRAMA
Un killer americano è in Germania per eseguire alcuni “contratti”. È stato assoldato da tre poliziotti.
RECENSIONI
Ideale terzo capitolo “noir americano” dopo L’Amore è più Freddo della Morte e Dei della Peste, con ancora il night Lola Montès dove si esibisce una bella bionda e citazioni hollywoodiane alla Godard o alla Wenders, frutto cioè di un odio-amore in cui, mentre si ripassano tutti gli stereotipi del genere, si demistificano in chiave brechtiana, anche denigrandoli con canzonature (a differenza di Wenders, che preferisce la chiave malinconica-depressa). Il nume tutelare, dichiaratissimo, è Samuel Fuller, i suoi “duri” B-movies a basso costo, in bianco e nero, con un uso espressivo espressionistico di luci e ombre (l’informatrice si chiama Magdalena Fuller; lo stesso titolo ricorda il passato da soldato del regista americano): ma si sfocia anche nel torbido melodramma familiare sirkiano (un po’ troppo ambiguo ma ricco di suggestioni morbose: la madre alcolizzata in un malsano rapporto con il figlio immaturo). Ci sono quattro o cinque sequenze ironico-impossibili godardiane (il suicidio del personaggio di Margaret von Trotta preso sotto gamba; l’omicidio della coppia felice che muore ridendo; il soliloquio della von Trotta, mentre il killer e la sua donna sono impegnati in un amplesso, in cui la futura regista racconta una storia che Fassbinder filmerà con La Paura Mangia l’Anima; il lungo piano sequenza finale, con il sottofondo della canzonetta “So much tenderness”, co-scritta dallo stesso regista, in cui il fratello si rotola sul pavimento in atteggiamenti ambigui con il corpo del killer morto) ed una ferocissima, sardonica presa in giro dell’eroe americano medio, bel fusto impassibile, solitario, macho sciupafemmine (Hanna Schygulla si esalta: “Gli americani scopano bene!”), vestito da gangster anni quaranta, con perenne berretto calato sulla fronte, amante del flipper, del whisky Ballantine e delle bistecche (divertente quando il protagonista fa lo spelling del cognome Walsh ed elenca oggetti tipici della cultura di massa statunitense). Macchina da presa fissa, piani sequenza con frequenti assenze d’azione, giochi di specchi e sesso immancabile (le carte “porno” in incipit): un’opera non sempre intellegibile ma ricca di trovate intelligenti e spiritose.
