Horror, Recensione

MASTERS OF HORROR – IL SEME DEL MALE

Titolo OriginalePro-Life
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2006
Genere
Durata60'

TRAMA

Dwayne Phillips è convinto di obbedire alla volontà di Dio mentre segue le tracce di sua figlia fino a una clinica specializzata in aborti e lì uccide con furia selvaggia chiunque gli capiti a tiro. Ma quando la ragazza partorisce tra sangue e dolore un orribile mostro, Dwayne sente di nuovo una voce. È ancora Dio che parla, oppure è il padre del mostruoso neonato a rivolgersi a lui?

RECENSIONI

Masters of Horror (serie)

C'è davvero di tutto nella seconda incursione nei "Masters of Horror" di John Carpenter. La struttura unisce vari filoni del "genere" includendo la ragazza in fuga, l'incidente galeotto, il luogo assediato da un folle omicida e pure la creatura infernale in cerca di una discendenza. Ciò che scuote l'ordine degli addendi dal torpore della prevedibilità è la mano del regista americano che imprime all'azione un ritmo indiavolato, aggredendo lo spettatore con una dose di violenza superiore alla media e con una rabbia che centra l'obiettivo di spoltronire un’opinione. Non che il punto di arrivo sia chiaro, anzi, il finale con tanto di mostricione in latex (meglio comunque la grezza concretezza di un bamboccio, della palese falsità di una computer grafica da discount) si carica di ambiguità interpretative, ma le sollecitazioni offerte dalla visione sono davvero numerose. Nel calderone finiscono, tra gli altri, la famiglia, il fanatismo religioso e l'aborto. Della famiglia viene sottolineata la fondamentale importanza nella formazione delle giovani generazioni. A quanto si vede i figli sembrano destinati a fare, e subire, gli stessi errori dei padri, in un passaggio di consegne tanto vincolante quanto senza speranza. Della religione viene mostrato l'aspetto deteriore della totale cecità di fronte a una fede delirante, in grado di annullare qualunque spirito critico, ma Carpenter glissa furbamente dal prendere qualunque posizione in merito. Lo stesso accade per l'aborto, che pur essendo il perno attorno a cui ruota la narrazione, non viene strumentalizzato per veicolare un'opinione. Molta quindi la carne al fuoco e, a ben pensare (i buchi logici, però, sorgono a posteriori), parecchie anche le incongruenze (possibile che nessuno abbia un cellulare e che all'interno dell'ospedale lavorino così poche persone?), ma l'abilità di Carpenter, da non dare per scontata, è di prendere lo spettatore per la gola e di non mollarlo fino alla fine.