Drammatico

IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI (2009)

Titolo OriginaleEl Secreto de Sus Ojos
NazioneArgentina, Spagna
Anno Produzione2009
Durata129'
Fotografia

TRAMA

Argentina, anno 2000. Benjamìn Esposito, funzionario in pensione del Pubblico Ministero, decide di scrivere un romanzo su un caso del 1974 da lui seguito e rimasto irrisolto: lo stupro e assassinio di Liliana, una giovane donna sposata. Nel tentativo di rivisitare il complesso di ricordi, Esposito rifletterà sulla sua vita, emblema di un Paese dove il tempo sembra essersi congelato negli avvenimenti di 25 anni prima.

RECENSIONI

TEMO

Gli occhi sono rimasti lì, fermi per venticinque anni sul corpo martoriato di Liliana, nella paura ancora irrisolta che pesa sull’Argentina come un’eredità difficile da rielaborare. Esposito deve necessariamente partire da questa immagine di morte, ribaltando lentamente la sua prospettiva fallace che, di fronte all’indagine ossessiva verso la realtà, sospinta da un’ideale di Giustizia indisciplinato e apparentemente in opposizione all’ingranaggio istituzionale, mostra progressivamente, nel tentativo di ricostruzione del senso, come anch’essa sia sospinta da una repressione che profetizza la futura deriva storica. Crede di vedere, mentre in realtà è cieco, cieco verso un Paese il cui oggetto del desiderio (e dello sguardo), è condannato, rinnegato. Proiettando in Gomez, quell’ A(mor) impossibile che lo spinge verso Irene (Liliana) non fa altro che avvicinarsi al lato opposto, incredibilmente frainteso, di Morales, bloccando il tempo, mettendo in scacco una via verso un futuro che possa (finalmente) chiudere una volta per tutte la porta del passato, integrandola.

Ambientato su due livelli temporali, uno esterno e uno interno al romanzo autobiografico di Esposito, Il segreto dei suoi occhi emana la dolorosa eredità della Dittatura Argentina, di una ferita (ancora) aperta che domina la memoria privata, ne mette in luce i limiti di indagine, la verosomiglianza del ricordo, il dilemma etico-morale. Ma è anche un’opera che rivendica il valore cauterizzante dell’Arte, un veicolo che accompagna la creatività con il sentimento, che trasfigura la visione nelle possibilità di una storia, della Storia. E’ il gioco nostalgico, di delicata regressione, che orchestra lo strumento genere, contaminando la struttura portante del thriller con il melò, con echi noir,  con sentori da commedia, con un cinema che vira la realtà nell’atmosfera del sogno. A volte di fragile ed intima ingenuità, a volte audace come il virtuoso (finto) piano sequenza dello stadio.
Se la pressione della cornice storica si riflette con forza, questa non è mai risolta dalla retorica della denuncia. Campanella concentra la problematicità del pubblico tra gli interstizi del privato, l’unico fondamento per ricucire il valore della propria identità. Nel cammino dentro la sua storia, allontanandosi dal vivere quelle degli altri, Esposito potrà rimarginare quello che al Tempo non era riuscito.

Una pace dal sapore romantico.

Meritato Oscar al miglior film straniero che premia, anche, la scaltrezza di un regista che presta la propria manodopera a Hollywood-Tv (è un richiestissimo regista di serial) per finanziare progetti personali come questo. Forte di un seducente romanzo alla fonte, trasposto dal regista con l’aiuto dello scrittore, Campanella dona vita, però, (anche) ad un oggetto nuovo, che non si limita a ripercorrere un caso del passato (del 1974, legato ai desaparecidos) ma vive di questa bellissima scrittura in punta di penna che intreccia i temi, li rende paralleli, vi trova corrispondenze, accende più luci sul rapporto fra il vice e il superiore, gioca con i flashback (il film finisce dove il libro inizia) e l’immaginazione dello scrittore, per rendere centrale il misterioso titolo, un segreto che è l’amore (meraviglioso il dettaglio, non sottolineato, in cui le foto rivelano, attraverso lo sguardo delle persone ritratte, assassini aguzzini e comunanze di intenti), una vita non vissuta e proiettata nell’amore di un altro. I due protagonisti sono eccellenti e ancor meglio diretti, la loro trattenuta tensione erotica corre potente, mentre Campanella fa anche commedia (il subalterno alcolizzato), film politico, giallo poliziesco, allegoria storica (uno stato di polizia che non permetteva né giustizia né amore), commedia esistenziale (dialoghi che si interrogano sul senso di una vita rubata) e preziosismi meta-letterari (i primi tre prologhi, immaginati e scartati dal pensionato, si incastrano nel racconto, mentre il film diventa l’ideale stesura di un blocco dello scrittore). Per generosità e varietà di umori, ricorda il pur diverso Un'Altra Giovinezza di Coppola: Campanella non possiede il medesimo talento figurativo (montaggio compreso) del maestro statunitense, ma non gli è da meno nel modo in cui, appunto, sa far parlare gli occhi, quelli dei suoi interpreti e di una macchina da presa che seleziona lo sguardo (= drammaturgia), evocando, con ogni battuta, un’emozione.