Drammatico

IL SEGNO DEL LEONE

Titolo OriginaleLe signe du lion
NazioneFrancia
Anno Produzione1959
Durata103'

TRAMA

Parigi: uno squattrinato pittore austro-americano crede di aver ereditato una fortuna. Una volta disattese le sue speranze, inizia la discesa nella povertà.

RECENSIONI

Prodotto da Claude Chabrol e “frequentato” da Jean-Luc Godard (il melomane alla festa), l’esordio nel lungometraggio (distribuito tre anni più tardi) di uno dei più anziani componenti della Nouvelle Vague deve molto al neorealismo (di Rossellini come di De Sica) e alla poetica di Jean Renoir, senza aver loro nulla da invidiare. Dopo una partenza scomposta, l’ex-professore di Lettere (dal 1950 regista) sfoggia un’idea precisa di cinema che non abbandonerà mai: eterni ritorni saranno, ad esempio, il tema del destino crudele e (ma) riparatore e la componente “cabalistica” del presagio. L’autore non ha ancora “scoperto” le rivelazioni caratteriali, la poetica dei sentimenti, quel “Mostrare non tanto quello che la gente fa, quanto quello che la gente pensa mentre lo sta facendo" che ne sarà carattere distintivo: qui si ferma al tema, al racconto, al dimostrativo; ma c’è, in nuce, quella magistrale capacità nel restituire, appassionante, il materiale umano con poche, precise pennellate, in una cornice sobria, senza immagini o eventi eclatanti. Il protagonista, nato sotto il segno del Leone (l’inquadratura finale della relativa costellazione…), parte dall’oracolo (fortuna o totale disfatta?), entra in una spirale, poi in un circolo vizioso che lo porterà a vivere come un barbone: nella produzione sempre uguale a se stessa di Rohmer, quest’opera è un prezioso ibrido, anche perché l’autore prende apertamente le parti dei miserabili, di coloro che rifiutano il modello di vita borghese, degli artisti di strada improvvisati (sublime lo show naïf che scimmiotta l’opera lirica), dei senzatetto la cui disperazione è contrapposta alla felicità di benestanti ed innamorati…E tutto si specchia nell’onnipresenza della Senna (dal renoiriano carrello iniziale sul fiume)…E tutto si svolge sotto le stelle: protagonista una Parigi oscura, sporca e crudele (il plongèe truccato, altissimo sulla metropoli, pare un “j’accuse”). La musica per violino che accompagna nel baratro Jess Hahn (gran physique du rôle) è insieme classica e moderna, proprio come Rohmer, che non cerca lampanti rivoluzioni linguistiche eppure filma in un modo totalmente nuovo.