TRAMA
Un pittore senz’arte né parte rinasce quando incontra una bambina nel parco che, in tappe successive, cresce sotto i suoi occhi. S’innamorano e scopre che è la reincarnazione di una vita precedente.
RECENSIONI
Una fiaba soprannaturale d'amore e morte che fantastica sul "Ritratto di Jeannie" del pittore Eben Adams, fissando su tela il trascorrere del tempo dell’esistenza in nome di un sentimento, dando un corpo angelico-spettrale (le due coordinate del cinema di William Dieterle) alle muse degli artisti, transitando da un sentire ottimista capriano, popolato da personaggi adorabili (la zitella di Ethel Barrymore), a crepuscolari stati d'animo ed imponenti sequenze tragiche (il maremoto, al faro). Il tedesco Dieterle è dotato nella materia sentimentale e visionario nella messinscena, dirige in modo superbo gli attori (e il suo attore-feticcio Joseph Cotten) ma inficia il risultato con toni retorici/didascalici/esistenzial-buonisti. Le citazioni di Euripide ("Chi sa se morire non sia vivere…") e Keats ("La bellezza è verità") vanno a braccetto con pericolosi (nel ridicolo) cori celestiali e faziosi accostamenti fra la Bibbia (il marinaio la legge dopo la tempesta) e il "vero" senso dell'esistenza, andando ad impoverire una materia altrimenti romantica, folle, appassionata, sognante. Da Oscar la fotografia (con relativi effetti) di Joseph H. August, responsabile sia dell’idea dei finti paesaggi sia del rullo finale, dopo qualche virata in seppia, tinto di verde (invisibile nelle copie televisive), che chiude simbolicamente sull’immagine del vero dipinto (in technicolor): forse la sventurata ritratta è tornata finalmente a vivere. Dimitri Tiomkin riadatta le musiche di Debussy, al teatro "Rialto" proiettano Mickey Mouse.