TRAMA
Esiliato in un inospitale paesino di montagna, don Camillo ha nostalgia di Brescello e Brescello ha bisogno di lui.
RECENSIONI
Julien Duvivier (che, per il mercato francese, anche questa volta approntò una versione leggermente diversa) rinuncia alla struttura estremamente episodica del primo Don Camillo per dar corpo a un racconto con eventi più concatenati e lineari, finanche più fantastici, per un divertimento probabilmente più pacato. La formula fiabesca, però, è sempre uguale e irresistibile quando i due simpaticissimi protagonisti si scontrano, su di un sottofondo di pacifica atmosfera da buoni sentimenti e speranza cristiani, pur in contesti anche drammatici, come l’alluvione del Polesine del 1951. Il film, infatti, vale anche come documento storico: oltre a testimoniare la piena del Po e ritrarre Rocca di Cambio in Abruzzo (il paese di montagna Montenara), inquadra anche il ponte di roccia “Sfondato” (Montopoli di Sabina), crollato nel 1961. Il racconto omonimo di Giovannino Guareschi era uscito l’anno precedente ma la sceneggiatura, in realtà, pesca da più episodi della saga.