TRAMA
Delphine non sa con chi passare le ferie di Luglio: vaga, non socializza con nessuno e si colpevolizza per il proprio carattere chiuso e solitario.
RECENSIONI
Il quinto film della serie “Commedie e Proverbi” (Rimbaud: “Venga il tempo in cui i cuori s’innamorano”) è uno dei più amati di Rohmer, premiato con il Leone d’Oro a Venezia. La poetica dei sentimenti, in fondo, è sempre la stessa: il realismo ontologico, l’interno rivelato dall’esterno, la tecnica comportamentistica e colloquiale, l’estetica della trasparenza (fino alla povertà di mezzi) che privilegia gli ambienti, il quotidiano con le sue piccole cose, il femminino e gli incontri amorosi. Un cinema che compendia momenti salienti pescati in un vivere medio, mai eccezionale. Il tutto votato al piacere della conoscenza del prossimo, senza preconcetti, con il semplice atto del “darsi”, rispettosi della complessità insondabile della Vita Vera. Le recitazioni, allora, sono fondamentali (e sempre sorprendenti in Rohmer come in Bergman, ritrattisti di anime): nessuna immedesimazione (i caratteri diverrebbero simboli precostituiti e semplificati) o straniamento brechtiano (dimostrativo), solo spontaneità che si fa davanti alla macchina da presa, per personaggi “ripresi”, mai “dettati”. Eppure Il Raggio Verde ha qualcosa di diverso, più magico, ispirato, appassionante. In qualche modo si espone, spara il raggio verde verniano (proviene dal Sole, rende possibile leggere più chiaramente se stessi e gli altri) a beneficio di una protagonista (l’eccellente Marie Rivière, co-sceneggiatrice) che Rohmer evidentemente ama. La materia filmica, allora, si adatta a questo personaggio che preferisce l’isolamento nel Sogno all’adattamento alla Realtà, dove l’insensibile amica la umilia per il suo modo di essere o l’antitetica svedese, libera leggera e intraprendente, vorrebbe renderla simile a sé. Per Delphine, Rohmer sparge musiche (caso più unico che raro nel suo cinema), verde speranza, toni fantastici di una favola realistica, segni dello Zodiaco e del Destino (le carte trovate per terra, prima una Regina di Picche di cattivo auspicio, poi un Fante di Cuori). La lucidità mentale/d’anima dell’autore, che va ben oltre il Cinema, che guarda sempre tutti con rispetto, non si nega un intervento (nel racconto) liberatorio (dopo tanto patire), gioioso e incoraggiante, per traghettare Delphine dal senso di colpa all’accettazione felice di sé.